VILLA GENTILI DOMINICI

VILLA GENTILI DOMINICI  di Claudio Di Giampasquale

La palazzina Gentili, oggi Dominici, è ubicata a ridosso delle Mura Aureliane ed è compresa tra le stesse mura e la Porta Tiburtina a est e la via di Porta San Lorenzo a ovest. La villa costituisce un esempio di architettura settecentesca e conserva un prezioso decoro architettonico. La sistemazione del suo complesso è rimasta pressoché inalterata fino al 1861. I documenti dell'Archivio di Stato di Roma la descrivono: «...recinta a mura, con l'accesso principale sulla strada del Macao; il giardino era ripartito a viali e a boschetti, mentre i fabbricati consistono nel palazzetto e negli edifici rurali, il palazzetto sorge sulla parte più elevata dell'area a cavaliere delle mura della città, con amenissime vedute della Campagna Romana e dei vicini Colli, ed è costituito di piano terreno, primo piano, secondo e terzo piano...».

Nel 1739 il marchese Filippo Gentili acquistava un orto che nel 1741 veniva ampliato. In quell'anno non risulta che fosse stata costruita la villa, nè gli edifici di servizio. Nella Pianta di Roma di Giovanni Battista Nolli del 1748, è rilevato un casale di tre piani con un portone d'ingresso; la porzione sinistra della villa doveva avere già inglobata una torre delle Mura Aureliane.

I Gentili non avendo eredi, adottarono una bambina figlia di un nobile tedesco, che nel 1814 sposava il principe Urbano Del Drago al quale venivano donate le proprietà. La villa appartenne alla famiglia Del Drago fino al 1861, allorché fu venduta alla principessa russa Elisa Cherementeff, che rimase proprietaria dell'area fino al 1913.

Il piano regolatore del 1883 stabiliva una serie di espropri nella zona di Castro Pretorio per la costruzione di caserme e la creazione di via Marsala e di viale Castro Pretorio. Anche la Palazzina Gentili veniva coinvolta negli espropri e perdeva il terreno antistante, sistemato con giardini all'italiana. Una relazione tecnica fatta redigere da don Filippo Del Drago, allegata all'atto di vendita del 1861, chiarisce la fisionomia della proprietà. Il palazzetto aveva stucchi, decorazioni e pavimenti alla veneziana; nel piano nobile due sale sono le più decorate con dipinti rappresentanti «colonne ed ornati alla rococò» e altre decorazioni nel salone nobile, «un camerino ad uso di cappella». Dalla planimetria allegata allo stesso atto di vendita si può inoltre comprendere l'organizzazione del parco annesso alla Villa Gentili: di forma quasi trapezoidale era limitato dalle mura, dalla vigna Castelli e dalla «strada del Macao» che conduce a Porta San Lorenzo e suddiviso in tre viali maestri posti a tridente, raccordati tra loro da due viali ortogonali. Nel piazzale antistante alla palazzina, due boschetti, posti parallelamente, inquadravano una prospettiva su un secondo piazzale di forma ellittica con fontana al centro. Un lungo loggiato coperto di verde, ancora oggi percorribile, si estendeva sulle Mura Aureliane, costituendo una straordinaria passeggiata panoramica che si concludeva con la coffee house, luogo di sosta e di ristoro di cui oggi non restano che rovine ricoperte da strutture moderne.

Dopo l'acquisto del complesso, la principessa Cherementeff concedeva l'area in affitto a una congregazione religiosa che lasciò cadere tutto in abbandono. Nel 1913 la proprietà fu acquistata da Gustavo Dominici, il quale, intorno agli anni Venti fece apportare modifiche strutturali agli edifici, con un nuovo disegno dei giardini, dando così all'insieme l'aspetto odierno.

La palazzina si presenta a pianta irregolare ed è incuneata con le sue strutture nelle Mura Aureliane. Infatti, uno degli ambienti del piano nobile è stato realizzato all'interno di una delle torri delle medesime mura. Addossato alle mura è il ninfeo, Il nucleo centrale della palazzina è settecentesco e posto su ambienti di interesse archeologico. Al piano rialzato del palazzo si accede mediante una doppia scala curva realizzata in occasione degli interventi di restauro del 1921. Un portale entro cui è riportato lo stemma della famiglia Gentili è posto a coronamento della scala. La facciata è suddivisa da lesene : la parte centrale in asse con l'ingresso al giardino ha un'altana e una finestra ad arco. L'esterno del piano nobile mostra una ricca decorazione ed è separato dal superiore da un alto marcapiano al cui livello si ritrovano identici elementi decorativi, con la variante di finestre ellittiche più piatte e racchiuse all'interno da un'alta cornice, conclusa superiormente da un ampio cornicione.

L'eleganza stilistica di questa costruzione dalle linee semplici, nonché alcune affinità affinità decorative con altre opere realizzate in quegli anni, ha portato alcuni studiosi ad attribuirne l'ideazione a Filippo Raguzzini, il geniale autore del complesso urbano di Sant'Ignazio e dell'Ospedale di San Gallicano. Tale tesi è un'ipotesi da verificare.

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