VIA DELL'ARCO DEI GINNASI

VIA DELL' ARCO DE' GINNASI  di Claudio Di Giampasquale

Nel rione Pigna c’è una stretta stradina tra i palazzi che collega Corso Vittorio Emanuele II a via delle Botteghe Oscure. La via prende il nome dall’«Arco dei Ginnasi anche detto Arco della Luna», fatto erigere per ordine di Domenico Ginnasi intorno al 1630 per congiungere le varie proprietà edilizie di famiglia, come annotò il diarista del diciassettesimo secolo Giacinto Gigli: «avendo comprato tutte le case che gli erano vicine et quasi ambitiosamente riformatele tutte nella facciata, ridotta a conformità di quella dove lui abitava». Al centro della via si spalanca una piccola piazzetta nominata «largo dei Ginnasi » oggi purtroppo ridotta a parcheggio sulla cui sinistra si apre l’ampio arco che conduce in un appartato cantoncino dell’edificio anticamente destinato a monastero e collegio. Al centro dell’arcata ancora oggi è visibile lo stemma cardinalizio con l'identificazione scalpellata della dinastia, consumato dal tempo e dalle intemperie. Il palazzo principale dei Ginnasi che si affaccia anche su via delle Botteghe Oscure, fu costruito mezzo secolo prima dell’arco su progetto di Ottaviano Mascherino, per volontà del monsignor Alessandro Ginnasi.

Intimo amico di Giuseppe Calasanzio e di Camillo de Lellis del cui ordine religioso fu protettore, Domenico Ginnasi acquistò notevole notorietà per la sua generosità e le opere di carità effettuate a Roma dove, stabilitosi definitivamente, visse fino alla morte accudito dalla nipote suor Caterina.

Lungo la via sono ancora visibili alcune memorie edilizie degne d'attenzione, tra cui i resti di un portico medioevale con cinque colonne antiche di spoglio aventi capitelli ionici e l’Ospizio dei sacerdoti pellegrini bisognosi. Al civico 14 è ancora oggi situato il palazzo di quel Collegio Calasanziano e delle Scuole Pie, restaurato nel 1746 da Tommaso De Marchis, sviluppa su quattro piani con sei finestre ciascuno, mentre sul corso Vittorio Emanuele II le finestre sono tre.

A partire dal 1624 il cardinale Ginnasi provvide all’ampliamento e alla restaurazione del suo palazzo, incorporandovi anche la preesistente chiesa di Santa Lucia, che prese la denominazione di «Chiesa di Santa Lucia ai Ginnasi». Tale inglobamento diede origine nel 1636 al Collegio dei Ginnasi, nel quale venivano educati otto alunni che avessero la vocazione per la vita ecclesiastica, provenienti da Castel Bolognese, località nei pressi di Ravenna dove ebbe origine la dinastia dei Ginnasi della quale fu capostìpite intorno al 1100 Tommaso Gimnasio siciliano di Messina, uomo eruditissimo che si stabilì nel nord Italia a Cremona. Lì lui e la sua famiglia vissero per circa un secolo poi si stanziarono prima in Romagna a Imola, poi a Castel Bolognese come risulta da un rogito notarile del 1410 firmato da Giovanni Ginnasi figlio di Rolando, ultimo dei membri vissuti a Cremona.

Il cardinale Domenico Ginnasi morì il 12 marzo 1639 a ottantasette anni nel suo Palazzo dove si radunarono molti Cavalieri di Bologna, insieme a ufficiali e membri dell’Arciconfraternita della Nazione Bolognese dei santi Giovanni Evangelista e Petronio, i quali, reggendo le torce, accompagnarono la salma in processione fino alla chiesa di Santa Lucia delle Botteghe Oscure dove venne esposta per due giorni su di un alto catafalco illuminato da oltre duecento fiaccole, furono poi celebrate le solenni esequie e venne sepolto in una cappella della chiesa di fronte alla tomba della cognata Faustina Gottardi; al suo fianco fu successivamente seppellita la nipote Caterina, la quale, in suffragio dell’anima del Cardinale, aveva istituito sei Cappellanie con obbligo per i sacerdoti addetti di celebrare quotidianamente una messa

Dopo la scomparsa del cardinal Domenico Ginnasi il Collegio dei Ginnasi diminuì la sua rendita e nei primi anni del diciottesimo secolo ne fu ordinata la chiusura e i giovani seminaristi romagnoli vennero assegnati ad altri collegi di Roma L’operazione pontificia comprese anche l’attiguo monastero «Corpus Domini delle Ginnase » che ospitava le suore Carmelitane Scalze, le Teresiane e ventitrè zitelle desiderose di farsi suore. In prossimità dell’angolo con il corso c’è un’immagine seicentesca di Maria con Bambino dipinta su tela con la scritta in latino: «Auxilium Christianorum“» uno dei titoli con i quali nel diciassettesimo secolo veniva invocata la Madonna nella versione delle litanie lauretane.

L’antico palazzo Ginnasi, parzialmente demolito tra il 1935 e il 1940 in occasione dell’allargamento di via delle Botteghe Oscure conserva ancora i due stemmi della nobile famiglia collocati sopra il portale con la scritta" GINNASI". Lo sventramento edilizio non risparmiò neanche la chiesa di S. Lucia.

Nel 1909 si decise di ricostruire molte zone centrali della nuova capitale del Regno d'Italia, tra cui anche buona parte del rione Pigna. I piani prevedevano l'inclusione della Torre del Papito e dei resti di un tempio all'interno dei nuovi edifici che si sarebbero dovuti costruire nella zona, dopo la demolizione delle costruzioni esistenti e a seguito di questi lavori, tra cui la demolizione della chiesa di San Nicola dei Cesarini sulla piazzetta omonima, anch'essa scomparsa, furono ritrovati i resti marmorei di una statua colossale; questi ritrovamenti diedero il via ad approfonditi scavi archeologici che portarono alla luce nel quadrante meridionale del rione Pigna un'area sacra, risalente all'epoca dell’antica Roma repubblicana.

Durante il ventennio tra il 1926 e il 1929, venne demolita un’ulteriore parte dell’originario isolato per creare l’ampio largo di Torre Argentina per mettere in risalto l’antica «area sacra».

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