PORTA ASINARIA

PORTA ASINARIA E LA SUA STORIA di Claudio Di Giampasquale

Su Piazzale Appio accanto alla meno antica Porta San Giovanni c'è la Porta Asinaria, una delle entrate nella città dalle Mura Aureliane, edificate tra il 270 e 273 dopo Cristo dall’imperatore Lucio Domizio Aureliano a protezione di Roma. Questo accesso minore venne aperto per consentire il passaggio dell’antica via Asinaria, una strada che rispetto all’adiacente arteria consolare via Appia, era di secondaria importanza. Traversava la via Latina e scendeva fino alla valle di Egeria. Per questo la porta venne realizzata ad un solo fornice nello spazio interposto tra le due torri quadrangolari.


L’origine del nome è incerta. Narrò nel diciannovesimo secolo l’archeologo e topografo Antonio Nibby che il termine Asinaria probabilmente non ebbe origine dal passaggio continuo degli asini carichi delle loro some ed erbaggi, come hanno creduto, o piuttosto immaginato gli autori che hanno scritto sulle antichità di Roma nei secoli. Bensì dal contributo finanziario per la costruzione, da parte di membri della gens Asinia, una ricca famiglia plebea dell'Antica Roma proprietaria di terreni e possedimenti rurali in quella zona. La famiglia degli Asinii proveniva da Teate (antica Chieti) che era il centro principale del popolo dei Marrucini, sino al quarto secolo avanti Cristo stanziati in una striscia di territorio lungo le coste adriatiche nell'attuale Abruzzo. Lo furono fino a quando entrarono in conflitto con Roma e, sconfitti, vennero indotti ad unirsi in alleanza accettando la condizione di chiara subordinazione.


Porta Asinaria è famosa per essere stata utilizzata nel dicembre del 546 dopo Cristo dagli Ostrogoti agli ordini di Totila che la trovarono aperta, come anche la Porta San Paolo a causa del tradimento della guarnigione isaurica posta a difesa. Erano quegli Isauri dei miliziani annessi all’esercito romano provenienti dalla penisola anatolica meridionale.

Roma venne depredata dai barbari Ostrogoti e le sue mura smantellate

Nei secoli successivi, con l'edificazione della Basilica di San Giovanni e con la sede episcopale del Laterano, cuore pulsante dello Stato Pontificio di allora, la rilevanza della Porta Asinaria crebbe. Perciò venne monumentalizzata con la costruzione di due torri semicircolari che si affiancarono alle preesistenti torri quadrate. Nel corso di questi lavori, fu realizzata una controporta e un cortile di guardia. 

Sotto il papato di Bonifacio VIII, alla fine del XIII secolo furono intrapresi nella zona le grandi e importanti opere per il Giubileo del 1300, tra cui la realizzazione nella Basilica della nuova loggia per le benedizioni, con gli affreschi di Giotto e di Cimabue oggi andati perduti. Anche se resa più importante, Porta Asinaria passò in secondo piano con la costruzione della vicina Porta San Giovanni che venne inaugurata in occasione di quel primo grande Giubileo della storia che fu indetto proprio lì. Prima del completo smantellamento, il fornice della vecchia Porta Asinaria venne completamente spogliato del rivestimento in travertino e delle soglie. Pochi decenni dopo nel secolo successivo ci fu lo spostamento del potere papale da Roma ad Avignone, e quindi l'abbandono del Laterano.

Dalla Porta Asinaria tre secoli prima del primo Giubileo, nel 1084, entrò nell’Urbe l’esercito di Enrico IV dopo alcuni mesi di assedio e di trattative infruttuose. Il papa Gregorio VII chiamò in soccorso i normanni di Roberto il Guiscardo, che giunse alla testa di 36.000 uomini e di una forte cavalleria. I normanni piombarono dal colle Celio sulle truppe di Enrico IV che assediavano il Papa rinchiuso e protetto dalle forze romane a lui fedeli.

Ci furono tre giorni di violentissimi combattimenti nella zona tra l’attuale via Labicana e il Colosseo e proprio nei prati sotto il Monte Oppio che tuttora ha il nome di via dei Normanni, il Guiscardo sconfisse pesantemente le truppe tedesche che si ritirarono.

Dopo aver liberato il papa però le truppe normanne cambiarono obiettivo e si ritorsero contro la città. Dettero inizio a devastazioni selvagge e saccheggi sfrenati. Tutta Roma fu depredata. In particolare fu colpita la zona tra il Colosseo, l'Aventino, il Laterano e l'Esquilino. Furono saccheggiate e distrutte le basiliche di San Clemente, dei Santi Quattro Coronati e dei Santi Giovanni e Paolo. Fu il Sacco di Roma.

Gregorio VII non trasse alcun beneficio dall'intervento dei normanni, se non la sua salvezza personale; al contrario fu costretto alla fuga dalla popolazione inferocita e si ritirò in esilio a Salerno, dove morì nel 1085.


Tutta quella zona a seguito dei funesti eventi rimase disabitata, perché la popolazione preferì concentrarsi nell'ansa del Tevere, più vicina a Castel Sant’Angelo fortezza della Mole Adriana e alla cittadella del Vaticano. Questo evento inoltre pose le basi per il progressivo isolamento del Laterano dal nucleo urbano e la caduta della città nell’oblio. Nonché per lo spostamento provvisorio della sede papale dentro i bastioni del Vaticano, che negli anni successivi diverrà la sede definitiva del papa dopo la fine della cattività avignonese.


Nel corso del Medioevo prima del Rinascimento, la Porta Asinaria subì una serie di adattamenti legati alle nuove tecniche di difesa come le finestre del primo piano del corpo centrale ristrette per l’uso delle nuove armi da fuoco.


Alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, si effettuarono degli importanti lavori di restauro che permisero il recupero della struttura, la Porta venne allora completamente liberata dall’interro che l’aveva parzialmente sepolta, venne realizzata una nuova decorazione in travertino del fornice e si rimise in luce la controporta.



Tra il 2004 e il 2006, infine, è stato eseguito un intervento di restauro, pulizia e consolidamento delle cortine murarie esterne dell’intera struttura monumentale.


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