PIAZZA GIUDÍA

PIAZZA GIUDÍA E IL GHETTO

Piazza Giudía era nel Ghetto, un rione concepito dallo Stato Pontificio nel 1555 con la bolla Cum nimis absurdum. Papa Paolo IV revocò tutti i diritti concessi agli ebrei romani ed ordinò l'istituzione di questa zona, facendola sorgere nel rione Sant'Angelo in un recinto murato tra Strada di Pescaria e il fiumeaccanto al teatro di Marcello. Zona poi anche definita dai concittadini romani di religione cattolica come "er serraglio degli ebrei". Oltre all'obbligo di risiedere all'interno del ghetto, come prescritto dal paragrafo tre della bolla, i cittadini romani di religione ebraica, dovettero portare un distintivo che li rendesse sempre riconoscibili: un berretto gli uomini, un altro segno di facile riconoscimento le donne, entrambi di colore glauco (glauci coloris).

La bolla Cum nimis absurdum proibiva agli ebrei di esercitare qualunque commercio ad eccezione di quello degli stracci e dei vestiti usati. Da tale eccezione forzata, nella città ebbe origine la tradizionale presenza degli ebrei nel campo del commercio dell'abbigliamento e di alcuni dei suoi accessori. Nella stessa bolla era loro proibito di possedere beni immobili. Ciò contribuì, a partire dagli ebrei dell'epoca, a rivolgersi verso i beni mobili per eccellenza: l'oro e il denaro. Da ciò ebbe origine quella liquidità che fu utilizzata dagli stessi papi per ottenere prestiti. Inizialmente erano previste nel ghetto due porte che venivano chiuse al tramonto e riaperte all'alba.

Piazza Giudía era il cuore del Ghetto di Roma. Il 17 aprile 1848, papa Pio IX ordinò di abbattere il muro che circondava il ghetto. Con la proclamazione della Repubblica Romana nel 1849, la segregazione fu abolita e gli ebrei emancipati. Caduta la Repubblica, lo stesso pontefice obbligò gli ebrei a rientrare nel quartiere sia pure ormai privo di porte e recinzione.

Il Ghetto di allora venne demolito alla fine dell’Ottocento e la piazza Giudía attuale ha poco in comune con la piazza originaria. Se ci mettiamo al centro e guardiamo verso il Portico d’Ottavia e il Teatro di Marcello, sono rimasti intatti soltanto gli edifici a sinistra. Tutto il resto è scomparso, demolito alla fine dell’Ottocento. La fontana di piazza Giudía, progettata dall’architetto comunale Giacomo Della Porta venne costruita alla fine del Cinquecento, durante il pontificato di Sisto V. Durante i lavori di demolizione a fine '800 la fontana fu smontata e spostata in un magazzino comunale. Nel 1924, alcune parti della stessa, il catino e il balaustro che lo sostiene, vennero riutilizzate in una piccola fontana costruita nel giardino di S. Onofrio sul Gianicolo.

Le mura del ghetto ebraico di Roma furono abbattute il 17 aprile del 1848 su ordine di Papa Pio IX. Con la proclamazione della Repubblica Romana, nel 1849, la segregazione fu abolita e gli ebrei emancipati. Caduta la Repubblica, lo stesso pontefice obbligò gli ebrei a rientrare nel quartiere sia pure ormai privo di porte e recinzione.

Il 20 settembre 1870 toccò ad un ufficiale ebreo Piemontese il compito di comandare la batteria dei cannoni che aprì una breccia nelle mura di Porta Pia. Con l'annessione di Roma al Regno d'Italia. Terminò il potere temporale dei papi, il concetto del ghetto fu definitivamente abolito e gli ebrei equiparati ai cittadini italiani. Nel 1888, con l'attuazione del nuovo piano regolatore della capitale, scomparve buona parte delle antiche stradine e dei vecchi edifici malsani e privi di servizi igienici. La vecchia Piazza Giudía concepita com'era all'origine, scomparve con i suoi edifici degradati che delimitavano gli stretti vicoli d'accesso al "serraglio". Vennero create tre nuove strade: via del Portico d'Ottavia (che prendeva il posto della vecchia via della Pescheria), via Catalana e via del Tempio. Scomparvero anche altri interi piccoli isolati e strade che costituivano il vecchio tessuto urbano del rione, sostituiti da ampi spazi e quattro nuovi isolati più ordinati ma anche meno caratteristici.

Nel 1889 venne indetto un concorso per la costruzione della nuova sinagoga nell'area tra Lungotevere Cenci e via del Portico d'Ottavia, resa libera dalle precedenti demolizioni, per la costruzione del grande tempio. 


Il Tempio Maggiore

Il Tempio Maggiore è la principale sinagoga di Roma. I lavori di costruzione iniziarono nel 1901 e terminarono nel 1904 quando ebbe luogo la consacrazione da parte del rabbino maggiore di Roma Vittorio Castiglioni. Re Vittorio Emanuele III visitò ufficialmente il Tempio ormai completato. È un edificio di dimensioni ragguardevoli che oltre ad avere un significato religioso, vuole rappresentare il riottenimento dei diritti civili della comunità: per questo fu richiesto fosse ben visibile dai vari punti. Per l’architettura si scelse di utilizzare nuove forme che lo distinguessero dagli edifici cattolici: ha pianta a croce greca, con una caratteristica cupola che poggia su un tamburo quadrato e suggestioni decorative che rimandano all’arte assiro-babilonese, per sottolineare le origini mediorientali del culto. In facciata, oltre alle iscrizioni in ebraico, sono presenti simboli quali la Menorah, le Tavole della Legge, i Lulav. L’interno è diviso in due piani: quello seminterrato ospita la cosiddetta Sinagoga Spagnola e il Museo della Comunità Ebraica. Al piano terra si trova la sinagoga grande, decorata dagli allora famosi esponenti del liberty di Roma. Il 9 ottobre 1982 fu oggetto di un attentato da parte di un commando palestinese, che causò la morte di Stefano Gaj Tachè di soli due anni, oltre al ferimento di 37 persone. Il 13 aprile 1986 è stato lo scenario della prima visita di un papa a un luogo di culto ebraico. Giovanni Paolo II, il pontefice, fu accolto dal Rabbino Capo Elio Toaff .

Il Portico di Ottavia

Il Portico di Ottavia fu edificato in epoca augustea nella zona del Circo Flaminio e dedicato alla sorella dell'imperatore Augusto. L'insieme monumentale originario era costituito da un porticato che circondava i templi di Giunone Regina e di Giove Statore. I resti attualmente visibili costituiscono oggi il simbolo dell’ex ghetto romano. Se clicchi qui vedrai raffigurata una dettagliata pianta del monumento realizzata nel 1756 da Giovan Battista Piranesi.

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