L'OSTERIA DI CENTOCELLE di Claudio Di Giampasquale

Oggi la cosiddetta Osteria di Centocelle è nello stato di semi invisibilità, nascosta agli occhi di chi passa di fretta e di chi vorrebbe poterne ammirare la bellezza. Il rudere si può scorgere sulla via Casilina all'angolo di via Palmiro Togliatti, al confine del Parco Archeologico di Centocelle. È certamente riferibile ad età romana, l'ambiente è costituito da una sala rotonda a pianta absidata coperta da cupola costruita con blocchetti di tufo e mattoni, della quale rimangono pochi resti. Fu la gente del posto a denominarla «Osteria di Centocelle» (oppure "Rotonda di Centocelle" anche se questo secondo nome la potrebbe far confondere con il "Mausoleo di Elena" un monumento funerario d'età romana che si trova sempre lungo la via Casilina, corrispondente al terzo miglio dell'antica via Labicana). Si narra che alla fine del diciannovesimo secolo gruppi di contadini stanchi ed affaticati dalla giornata lavorativa percorrendo l'antica viarum Labicana si fermassero spesso a ristorarsi e a bere una ritemprante “romanella” perchè a quei tempi all'interno di questo vecchio rudere era ospitata una 'locanda di strada' che pochi decenni dopo chiuse i battenti. Prima e dopo la seconda guerra mondiale sino agli anni settanta, questo sito divenne provvisorio rifugio di pastori e di persone senza dimora, dopodiché tornò nell'oblio e nell'abbandono.

Ancora oggi la sua particolare conformazione architettonica fa interrogare gli archeologi in merito alla reale origine. Ma se fosse qualcosa di diverso? Basti considerare che si trova nell'ambito dell'enorme complesso della «Ad duas lauros» che diede il nome a Centocelle (grande proprietà imperiale, oggi compresa all'interno del Parco Archeologico della quale la realizzazione dell'Aeroporto di Centocelle nel secondo decennio dello scorso secolo ne ha obliterato gran parte).

E se queste vestigia fossero connesse al culto delle acque? Proprio lì vicino c’è il Fosso di Centocelle, e l’acqua nell’antichità era elemento essenziale per la sopravvivenza. È un’ipotesi naturalmente, ma un’ipotesi affascinate, anche perché se si osserva la sua pianta architettonica si nota che la forma, con tutte quelle nicchie, è molto simile a quella dei ninfei.