LA CASA DEL PASSEGGERO

LA CASA DEL PASSEGGERO di Claudio Di Giampasquale

Nel 1917 il Ministero dei Lavori Pubblici del Regno d'Italia sollecitò la creazione di un albergo diurno al servizio dei viaggiatori della “Stazione Centrale delle Ferrovie Romane” oggi Stazione Termini, bisognosi di qualche ora di riposo o più semplicemente di un bagno caldo. Fu selezionato e incaricato al progetto il giovane urbanista  romano Oriolo Frezzotti laureatosi in architettura all'Accademia delle Belle Arti della capitale. L'opera fu realizzata nei primi anni del "ventennio" in stile barocchetto romano, una delle espressioni architettoniche con cui si manifestò a Roma il liberty. La locazione scelta naturalmente fu nei pressi dello scalo ferroviario, nell'intersezione tra via del Viminale e via delle Terme di Diocleziano nel cuore del rione Esquilino.

L'edificio denominato "Casa del Passeggero" (o più brevemente CAS.PAS) risultò un capolavoro con la sua facciata adorna di bassorilievi in bronzo e angeli in marmo antico. Il prospetto caratterizzato dalla sinuosità della pensilina di forma ovale sorretta saldamente dai quattro tiranti e dalla curvilinea del piedistallo marmoreo della ringhiera sul piano stradale sotto lo sguardo vigile e attento di due leoni in pietra accanto allo scalone d’ingresso al quale si accedeva al seminterrato. Sulla destra della facciata un quadrante d'orologio oggi non più funzionante e l'insegna che domina la parte superiore. Nell’architrave sottostante alcuni caratteri calligrafici di colore blu, oggi usurati dal tempo che indicavano i servizi offerti dalla struttura. Sotto di essi tre ingressi separati tra loro da semplici lesene. Nella sostanza questo luogo era una sorta di stabilimento termale proprio nei luoghi in cui anticamente si estendevano le Terme di Diocleziano. Un'oasi dove offrire relax e benessere agli avventori. A mò di palcoscenico i richiami classici si coniugavano agli elementi Liberty con il seducente contrasto tra la forza del metallo e la fragilità del vetro.

All’interno, sotto le volte affrescate di ospitali salette e dalla calda atmosfera intrisa di talco e vapori, un tempo si offrivano diverse prestazioni tra cui doccia, barbiere, manicure, oltre ad un efficiente servizio di dattilografia. Ambienti che erano sempre pronti ad accogliere non solo il flusso incessante dei viaggiatori di passaggio nella capitale, ma anche gli abitanti dei quartieri limitrofi. E già, perché all’epoca ad avere i servizi igienici in casa erano davvero in pochi e trovare un momento di relax tra i vapori di un bagno caldo era considerato un lusso. Immortalato più volte nei capolavori di celluloide di Risi e Fellini, set di incontro dei più grandi mostri sacri del cinema italiano, la Casa del Passeggero oggi versa in un desolante stato di abbandono e degrado.

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