LA DOMUS DI LIVIA SUL COLLE PALATINO di Patrizia Ricci

L'attribuzione della casa alla moglie di Augusto risale ai primi scavi condotti da Pietro Rosa su incarico di Napoleone III. L'edificio si trova poco distante dal Tempio della Magna Mater, sull'estremità occidentale del colle Palatino, su una terrazza più bassa del tempio e su un terreno lievemente in pendenza.

L'accesso avveniva tramite un corridoio inclinato, che conserva il mosaico pavimentale originale, con tessere nere disposte in maniera regolare sullo sfondo di tessere bianche. Anche il pianerottolo presenta una decorazione simile. Molto probabilmente questo non è l'accesso di quando fu costruita, che venne chiuso durante uno dei vari rimaneggiamenti, esso doveva trovarsi sul lato opposto, dove restano tracce forse di un impluvium e alcuni cubicola (stanzette da letto). Da qui si accede a un cortile rettangolare con pilastri che dovevano sostenere una tettoia e dei quali oggi restano solo le basi. Il tablino, posto tra altre due stanze che si affacciano sul cortile, doveva essere il passaggio di comunicazione tra le due parti della casa. Nel tablino si è anche conservata una conduttura di piombo, che portava acqua alla casa e su cui, secondo l'uso. Qui e nei due ambienti adiacenti si è vi è una famosa decorazione ad affreschi databili al 30 a.C. Le pareti in opera reticolata non troppo regolare e sono attribuibili al 75-50 a.C.
L'attribuzione della casa come "di Livia" venne basata anche sul nome IVLIAE AVG(ustae) impresso sulla tubatura rimasta e pure per la vicinanza alla Casa di Augusto. Sicuramente non si tratta della casa dove Livia visse col primo marito Tiberio Nerone, ma su questo gli studiosi fanno diverse eccezioni. Forse dopo il ritorno dalla Sicilia del 36 avanti Cristo, Augusto si prese cura di questa abitazione modificandola in modo da renderla perfetta per la sua consorte: una sorta di dépendance che le permettesse di estraniarsi in completo riposo. Le pitture risalgono infatti a quell'epoca. Ottaviano Augusto amava sua moglie e l'aveva scelta proprio con forte senso della Famiglia, in base a questa sua mansuetudine, riservatezza di costumi e in quanto totalmente dipendente a suo marito.

Una meravigliosa galleria di affreschi
La parete più conservata è posta destra del tablino, decorata da colonne corinzie dipinte come se si ergessero da un basso podio, su basi piuttosto alte con effetti illusionistici di prospettiva che aprivano la parete creando fondali a diverse profondità.
Le colonne dipinte infatti sostengono un soffitto a cassettoni in prospettiva.
Un seducente e rigoglioso giardino, affrescato. Se si pensa alla posizione interrata che aveva l’ambiente originario e alla frescura che ciò garantiva, non è difficile immedesimarsi nella piacevole sensazione di cui potevano beneficiare la padrona di casa e gli eventuali ospiti accolti in questo splendido rifugio domestico.
In una scenografia caratterizzata da esili colonne corinzie, una scena raffigura IO (o Europa) imprigionata e legata ad una colonna da Argo, mentre Mercurio si avvicina per liberarla. Nella membratura architettonica immaginaria, popolata da elementi decorativi fantastici e virtuosistici, trovano spazio altre scene minori.
L’ala di sinistra presenta delle partiture decorative rettangolari, in basso prevalentemente monocromatiche mentre in altro delle raffigurazioni schematiche metopali, ossia elementi architettonici dell'ordine dorico, con figure fantastiche affrontate araldicamente.
Blurred Lines
L’ala di destra invece è riccamente decorata. Sullo sfondo corre un fregio dorato sormontato da girali.
Nell’ultimo ambiente visitabile, l’impianto decorativo è simile a quello del tablino: inquadrate da esili colonne sono ancora visibili delle scene figurate.