CASALE VOLPI

IL CASALE VOLPI A SAN PAOLO FUORI LE MURA di Claudio Di Giampasquale

In prossimità del fiume Tevere, sulla riva opposta del Valco, nell’attuale esteso quartiere di San Paolo situato fuori le mura aureliane a sudest del centro storico di Roma, si erge la Collina Volpi, parte estrema delle alture che partono dalla Garbatella, oggi mascherate dai palazzetti, dai palazzi, dalla cementificazione e dalla moderna urbanizzazione stradale dei quartieri.

Un tempo ricco di prati e di erbe aromatiche, questo poggio era una delle mete preferite dai romani per le scampagnate fuori porta. Narra la leggenda che anticamente, ancor prima della nascita di Roma, nella vicina zona dove fu edificata la Basilica di San Paolo fuori le mura, c’era un enorme stagno dove viveva l’elefante bianco.

Tutta la zona ha assunto nel corso dei millenni e dei secoli funzioni e contorni diversi. La Basilica fu eretta nel luogo ove, la tradizione indica come quello della sepoltura dell'apostolo Paolo, a circa tre chilometri dal sito delle "Tre Fontane" in cui il santo subì il martirio e fu decapitato; la tomba del beato si trova sotto l'altare papale. 

Tutto l’esteso luogo fuori porta, a partire da circa due chilometri dalle mura, nel tempo, gradualmente, cambiò completamente aspetto e divenne città. Inizialmente nella prima metà del secolo a causa degli interventi realizzati nella Capitale nell’ambito del “Piano per l’incremento dell’occupazione operaia”. Successivamente nella seconda metà per l’avvio del piano romano Ina-Casa con la costruzione delle alte palazzine che oggi contraddistinguono il grande e popoloso quartiere, ricco di ampie vie e strade.

Durante il ‘ventennio’ un tal Augusto Volpi, imprenditore illuminato, anarchico e antifascista aprì un’osteria in un casale rurale edificato nella metà del settecento sull’altura oggi censita in via Valeriano al civico 3f.

La leggenda narra che una notte, l’eroe dell’unificazione italiana Giuseppe Garibaldi, abbia dormito tra le mura di questo casale.

Negli anni successivi alla prima guerra mondiale, durante il periodo in cui al potere c’era Benito Mussolini, quella trattoria fu luogo di ritrovo per gli antifascisti del quartiere e poi, durante la seconda guerra mondiale divenne base per una piccola brigata di Partigiani.

Il Casale Volpi (anche definito Casale Garibaldi) nel dopoguerra cambiò la sua destinazione e perse il valore di luogo di ritrovo sociale. La collina ancora ricca di prati, venne in poco tempo mangiata e sbancata dalla voracità di asfalto e cemento. Venne addirittura deciso che, per fare spazio alla nuova via Leonardo da Vinci, fosse necessario abbattere il casale ed eliminare quanto rimaneva dell’altura. Per fortuna, i proprietari del tempo si opposero alla decisione del comune e la via venne deviata fino a prendere il percorso attuale, che aggira il casale. Bisogna essere grati anche a loro se oggi, con la normativa vigente, lo stabile è un edificio storico riconosciuto e protetto dalle Sovraintendenze ai Beni Artistici. 

Alle soglie degli anni 2000, passato a proprietà comunale e dopo un prolungato periodo di abbandono, l’edificio versava in condizioni misere, così come il giardino circostante.

Nel 2003, sull’onda lunga del movimento altermondialista di quegli anni, attiviste e attivisti del Servizio Civile Internazionale entrano nel casale, rinominandolo «La Città dell’Utopia» e sognando di renderlo un luogo di socialità e solidarietà, internazionalismo, cittadinanza attiva e partecipazione, intercultura e inclusione sociale: un esempio concreto, all’interno di un territorio specifico, di quello che la storica associazione pacifista cerca di costruire nei vari contesti mondiali in cui è coinvolta.

Share by: