CAFFÉ CASTRONI

LA FAVOLA DELLA FAMIGLIA CASTRONI  di Claudio Di Giampasquale

Prima del piano regolatore di fine ottocento tutto lo sviluppo urbano e sociale della città gravitava sul fiume, intorno al fiume e per il fiume, che offriva al di là delle sponde del centro urbano un paradiso di prati, campagne e vigneti verso cui i cittadini traghettavano per godersi soprattutto di domenica serene escursioni primaverili ed estive. Le piccole barchette erano in funzione da secoli e partivano da appositi moli e venivano spinte dai barcaroli controcorrente mediante una fune sospesa che andava da una riva all'altra del Tevere. Il costo del passaggio era di mezzo bajocco, o pochissimi centesimi.

I caratteristici chioschi al di là della città sparsi lungo i sentieri dei prati di Castello vendevano agli avventori domenicali e ai viandanti bevande ristoratrici sfuse: bibite di sciroppi naturali, limonate e spremute di agrumi vari, grattachecche, orzate, beveroni di erbe, caffè e liquori, sorbetti, gelati ed altre leccornie di ogni genere. L’attività dei Castroni dall’ottocento agli inizi del novecento era una di queste. 

Dopo il 1880 tutta quella meravigliosa campagna intorno al Castello venne messa sottosopra dai cantieri del nascente «quartiere Cahen» intorno all’attuale via Vittoria Colonna, che prendevano il nome da una famiglia di finanzieri d’origine belga legati ai de Mérode. Prima venne costruita la passerella in ferro che dalla scalinata di Ripetta portava ai vastissimi cantieri poi sorsero tre nuovi ponti: Margherita nel 1891; Umberto nel 1895 e Cavour nel 1901 che rivoluzionarono il rapporto tra la riva destra e la riva sinistra del Tevere e che collegarono facilmente il nuovo centro edilizio con il centro cittadino. Tra villini liberty, teatri andati in fumo e ricordi di giardini, in pochi anni venne su dal nulla un nuovo elegante quartiere. 

La storica attività di Castroni ebbe origine in via Cola di Rienzo nella prima metà dello scorso secolo durante il ventennio, periodo in cui la principale arteria del neonato rione Prati con le sue numerose botteghe e i tanti luoghi di socializzazione iniziava a consacrarsi come una delle più gettonate vie della capitale. Quel lungo percorso del quartiere umbertino provvisto di ampi marciapiedi, fu progettato negli anni susseguenti alla proclamazione di Roma a capitale d’Italia e intitolato all’ ultimo dei tribuni del popolo di Roma vissuto nel quattordicesimo secolo; partiva da piazza del Risorgimento sino a giungere, dopo un chilometro e mezzo, al ponte sul fiume che i reggenti Savoia dedicarono a Margherita regina d'Italia consorte di Umberto I.

Fino agli anni ‘20 del novecento Prati contava poche case, per lo più villini in stile liberty. Dopo la depressione economica nei primi decenni del nuovo secolo arrivarono edifici più alti anche di lusso, caseggiati ed in particolare negozi. Così via Cola di Rienzo divenne l’arteria principale del quartiere ove possibile cogliere appieno la raffinata atmosfera voluta per il ventiduesimo e più recente «rione » di Roma: si stagliavano lungo il percorso decorosi palazzi, squadrati generalmente a cinque piani, uniformi e allineati a schiera su lunghe traverse rettilinee che si incrociavano ad angolo retto. Si distingueva a metà percorso l’Istituto Nazareth voluto da madre Louise Vignon. Nel 1928 venne edificato il Mercato dell'Unità, ancora oggi attivo, che all’epoca si sviluppava su due piani e prima dello scoppio del conflitto sul tetto ospitava una pista di pattinaggio. I grandi caseggiati da piazza dell’Indipendenza fino a piazza della Libertà nei pressi del Tevere facevano da ala alla lunga fila di botteghe.

Vi pullulavano le boutique di moda, le botteghe artigiane, le attività di ristoro, e così la lunga via Cola di Rienzo divenne in breve tempo una «via à la page». Nella toponomastica capitolina iniziarono a considerarla come il “Corso di Roma al di là del fiume”. Buona parte della borghesia e nobiltà romana la elesse a luogo di ritrovo. Qui nacquero attività che fecero la storia commerciale della città ed hanno rappresentato un vero e proprio patrimonio di conoscenza e di cultura; che furono mete imprescindibili anche per i turisti. Gran parte delle quali purtroppo hanno chiuso i battenti e sono scomparse cedendo il passo sulla lunga via ad aziende multinazionali più solide economicamente. Alcune grazie al cielo, hanno resistito tramandandosi di generazione in generazione l’incommensurabile patrimonio d’esperienza. Una di queste storiche attività è quella della famiglia Castroni, giunta in questi albori del terzo millennio alla quarta generazione di gestione.

Nel 1932 quando Umberto e Augusta Castroni, genitori di sette figli, trasferirono al numero civico 196 di via Cola di Rienzo l’attività che si svolgeva nel chiosco di famiglia vicino al fiume, il lungotevere con la costruzione dei muraglioni aveva ormai perso il suo fascino e le abitudini dei romani. 

Umberto Castroni fu il principale promotore della rischiosa operazione e ci vide lungo, la coppia con grandi sacrifici economici acquistò un negozio di novanta metri quadri nella via principale del nuovo quartiere, impiantandovi le stesse abitudini commerciali del vecchio chiosco di famiglia, incrementando l’attività di mescita con la torrefazione di caffè, la produzione di cornetteria e la latteria. Dopo solo tre anni però il governo Mussolini annunciò l’inizio dell’autarchia, così dal 1935 e per tutto il periodo bellico, Umberto e Augusta proposero in sostituzione del vietato caffè, un ottimo surrogato di cicoria.

Con la liberazione e la nascita della Repubblica, avendo molto più spazio espositivo rispetto a prima e tornata finalmente la possibilità di torrefare e commercializzare il caffè tradizionale, i Castroni aggiunsero all’attività di rinomato bar caffè anche una nutrita gamma di articoli coloniali. Questa scelta imprenditoriale risultò vincente, perché fu proprio grazie agli intuiti e alle prime scelte commerciali di Umberto e Augusta e dei loro discendenti che il nome Castroni oggi è un caposaldo del settore «ricercatezze alimentari dal mondo» nonché punto di riferimento romano per palati raffinati e intenditori del gusto sofisticato, originale e ricercato.

In due decenni l’impostazione del modello commerciale Castroni che prevedeva una minuziosa e non facile ricerca di bontà dal mondo, si assestò, e con l’esperienza si specializzò sempre più. Articoli internazionali e prodotti etnici diventarono un mercato molto ricercato dai cittadini della capitale anche dai tanti turisti e stranieri residenti. Un vero emporio delle rarità e di tutti i sapori del pianeta.

Negli anni settanta, l'impresa si estese ulteriormente. Tutti i membri della famiglia ormai ne facevano parte e la clientela proveniente da ovunque. Il solo negozio in via Cola di Rienzo, benché sempre più esteso con l’accrescimento della superficie e l’accorpamento di nuovi spazi espositivi interni, cominciò ad essere “troppo stretto” per le sempre più crescenti esigenze.

La famiglia così diede inizio all’avviamento di nuovi «Caffè Castroni» in altre zone di Roma, mantenendone comunque sempre il controllo attraverso la proprietà e la presenza di almeno un membro della stessa come da statuto che ancora oggi prevede la presenza di almeno un familiare all’interno di ogni sede, al fine di garantire la trasmissione dei valori dei fondatori e la stessa professionalità e attenzione al cliente in ogni bottega Castroni.

A via Cola di Rienzo, nel negozio che diede inizio allo straordinario romanzo dei Castroni, dagli anni sessanta rimase il più piccolo della famiglia, Marcello, il quale mantenne perfettamente nello stile, nel modo di essere e nei modi di fare, gli insegnamenti di papà Umberto, mostrando sin dagli inizi della sua carriera eccellenti doti imprenditoriali e intuitive. Amato e apprezzato da tutti i suoi dipendenti, sino alla fine dei suoi giorni definì il prestigioso Caffè Castroni semplicemente "la nostra bottega".

Nel 1973 in Italia le cose cambiarono per tutte le torrefazioni bar caffe che tostavano nel proprio interno i chicchi del prezioso prodotto, come facevano i Castroni. In concomitanza a una richiesta nazionale sempre più crescente, il 16 febbraio di quell’anno venne emanato il Decreto 470 del Presidente della Repubblica che regolamentava la disciplina igienica della produzione ed il commercio del caffè e dei suoi derivati. Le nuove regole imposero a tutti gli esercenti di torrefazioni lo spostamento del processo produttivo nelle fabbriche. Così le macchine tostatrici non vennero più utilizzate all’interno dei bar caffè.

I Castroni non se la sentirono di disperdere il controllo minuzioso della qualità del proprio prodotto, sia in chicchi che in tazzina. I fratelli si consultarono per accordarsi su come procedere e riunirono le forze per fondare quella che ancora oggi è il simbolo di un legame familiare forte e duraturo, la torrefazione Castroni, situata a Pomezia, a cui venne dato il nome di Augusta in ricordo e in onore della propria madre. Ancora oggi è lì in via Campobello 19 nel piccolo comune dell’Agro Pontino a sud di Roma, che quotidianamente miscela e tosta il caffè venduto in tazzina e in chicchi in tutti i bar caffè del circuito familiare Castroni, a garanzia di un prodotto controllato meticolosamente, sempre fresco e di grande qualità

Oggi i Castroni sono alla quarta generazione familiare di gestione aziendale, gli ultimi quattro decenni hanno gradualmente scandito la consacrazione del brand.

Al momento della stesura di questo pezzo scritto nel dicembre del 2022, le botteghe bar-caffè Castroni in essere nella città di Roma ed esclusivamente a Roma, sono tredici, questi sono gli indirizzi: via Cola di Rienzo 196; via Frattina 79; via Nazionale 71; via Ottaviano 51; piazza Irnerio 73; via Catania 54; via Flaminia 28; parco della Rimembranza 13; piazza della Balduina 1/a; via Cassia 1821/b; viale Beethoven 39; viale Guglielmo Marconi 102; via di Boccea 173. 

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