Casina Vignola Boccapaduli

La solitaria Casina Boccapaduli di Claudio Di Giampasquale

Spesso la notiamo quando siamo immersi nel traffico fermi al semaforo in piazza di Porta Capena, lì solitaria innalzarsi su una bella gradinata d'accesso, o transitando da viale delle Terme di Caracalla in direzione di via dei Cerchi; o nel controviale interno dello stesso viale se si deve voltare a destra verso via di San Gregorio per andare al Colosseo; oppure mentre percorriamo a piedi la passeggiata archeologica. Molti romani e turisti non sanno cosa esattamente sia, i più attenti e curiosi, avvicinandosi, scorgono sulla fiancata una targa di travertino che indica «Fons Mercurii Antica Sorgente di Mercurio». 

É la Casina Boccapaduli, che erroneamente da alcuni viene attribuita anche al Vignola per una vaga somiglianza allo stile di alcuni dei suoi edifici, ma invece l'abbellimento di alcuni ornamenti esterni della rurale costruzione originaria fu opera del grande Michelangelo Buonarroti. Oppure, forse, la denominazione anche all'epiteto di Jacopo Barozzi ebbe origine dal fatto che questa caratteristica casina sorgeva nei pressi di una «piccola vigna» in un luogo che nel sedicesimo secolo era in aperta campagna.

L'edificio che vediamo oggi non è l’originale ma un casale ricostruito all'inizio dello scorso secolo col riutilizzo di buona parte degli stessi materiali dell'originale e pressappoco nello stesso stile. L'antica casina fu edificata nella prima metà del sedicesimo secolo non esattamente dove è ora, bensì di fronte in corrispondenza del lato opposto dell'attuale piazza di Porta Capena.

A quei tempi tutta quell'area era un vasto contado che si estendeva tra le propaggini del Celio, del Palatino e dell'Aventino. Questa struttura fu costruita dalla nobile famiglia De Nigris come casa di campagna nella zona ove oggi sorge il grande e moderno edificio sede della Food and Agriculture Organization nel centro di una vigna (in un terreno attiguo alle Terme di Caracalla situato nei pressi di Santa Balbina) che fu acquistato nel 1595 dal potente magistrato pontificio Prospero Boccapaduli «Conservatore di Roma» e deputato alle fabbriche michelangiolesche, in buona armonia con il «Maestro di Caprese» il quale ne ridisegnò per lui il loggiato d'ingresso.

Alla fine del diciannovesimo secolo, dopo la sua proclamazione a capitale d'Italia Roma si presentava come una piccola città fortemente rurale. La spinta modernizzatrice dopo l'unità, accompagnata dalle forti tensioni speculative a livello internazionale fece sparire in pochi anni l'immagine rurale di Roma, costellata da ruderi monumentali dell'antichità e ricca di vaste aree di orti urbani. Il suo aspetto pittoresco e singolare tra le più famose città europee la resero una meta popolare tra i viaggiatori dell'epoca e tra gli artisti che qui venivano da tutta Europa, tra cui Goethe.

Il disegno di legge  «La zona monumentale di Roma» presentato dall'onorevole Paolo Boselli in Parlamento del Regno d'Italia alla fine del diciannovesimo secolo, comportò l'insediamento di un'apposita commissione reale per procedere alla valorizzazione della valle tra i colli Celio e Aventino con la realizzazione della «Passeggiata archeologica» realizzata su progetto di Giacomo Boni, Rodolfo Lanciani e Nicodemo Severi. Furono presentati molti progetti e solo dopo numerose modifiche, nel 1914, iniziarono i grandi lavori di risistemazione della preziosa zona verde che si estende dalle Terme di Caracalla al Circo Massimo. I lavori di riordinamento dell’area, per come concepiti, sollevarono però numerose polemiche in quanto il progetto salvava dalle demolizioni soltanto le strutture dell’antica Roma, ignorando non poche strutture medievali che purtroppo andarono perse.

Venne realizzato un viale alberato di oltre seicento metri lungo gran parte del parco, che poi venne completato agli inizi degli anni trenta con l'allargamento di via San Gregorio tra il Colosseo e il Circo Massimo, iniziando dall'imponente Arco di Costantino. L'ombreggiatura, tipicamente romana, con i suoi grandi alberi per offrire in tutta l'area la possibilità di una passeggiata piacevole. Il 21 aprile 1917, Natale di Roma, la Passeggiata Archeologica venne inaugurata e questo itinerario come molte altre meraviglie della città eterna è divenuto patrimonio mondiale dell'umanità.

Quelle eseguite per la realizzazione della «passeggiata archeologica» furono grandi opere che hanno sì abbellito e riordinato tantissimi plessi di valore incalcolabile, ma che purtroppo hanno smarrito nell'oblio testimonianze che nei secoli hanno ornato il circondario del «caput mundi» realizzate prima e dopo la «caduta». Johann Wolfgang Goethe scrisse nel 1787 quando per la prima volta visitò e respirò l'anima della città: «Quando si considera un’esistenza come quella di Roma, vecchia di oltre duemila anni e più, e si pensa che è pur sempre lo stesso suolo, lo stesso colle, sovente perfino le stesse colonne e mura, e si scorgono nel popolo tracce dell’antico carattere, ci si sente compenetrati dei grandi decreti del destino» .

Nell'ambito delle grandi opere che prevedevano la salvaguardia e la valorizzazione di monumenti importanti, antichissimi e di incommensurabile valore, la rinascimentale e meno blasonata «residenza di campagna dei Boccapaduli» ormai in degrado venne salvata dal rischio della scomparsa, l'originale fu demolita, ma venne riedificata, dopo ampio dibattito istituzionale, in una zona diversa ma distante solo trecento metri da quella originale, sempre di fronte al Circo Massimo nell'allora piazzale della Moletta oggi piazza di Porta Capena, nello spazio in basso attiguo a San Gregorio. Fu esattamente collocata ove era situato l'ingresso con cancelli alla «passeggiata archeologica». I lavori iniziarono nel settembre del 1911, durarono un anno.

L'opera di ricostruzione non si presentò facile, diverse decorazioni vennero smarrite durante la demolizione. Comunque tutto fu realizzato con grande cura per i materiali recuperati reinterpretando il progetto michelangiolesco voluto dal nobile commissionario, il travertino mancante fu commissionato alle cave di Bagni di Tivoli. Le pavimentazioni perdute vennero pose in opera a spina come le precedenti utilizzando antichi mattoni romani.

Inizialmente l'edificio ricostruito con tutti i crismi venne dato in uso come ambulatorio pediatrico per l'infanzia. Nel 1935 furono eseguiti i primi lavori di manutenzione e venne variata la predisposizione degli spazi interni allo stato attuale. 

Dal 1964 al 2006 il Casino fu sede dell’Istituto Romano per la Storia di Italia, dal Fascismo alla Resistenza (IRSIFAR), mentre dal 2011 è sede del Centro di documentazione sul Secondo Polo Turistico  di Roma

L'epigrafe in travertino che su una fiancata riporta la scritta «Fons Mercurii Antica Sorgente di Mercurio»  indica che quello, anticamente, era il punto esatto da cui sgorgava la «Mirabilis, immo saluberrimus fons» anche detta «Fonte di Mercurio» dove i mercanti abitanti nell'urbe e di transito andavano a purificarsi alle idi di maggio per ottenere «Bonam fortunam optavit» nei futuri commerci. Proprio lì nel 495 avanti Cristo venne consacrato al «Dio Mercurius» un tempio per il quale il sommo poeta Ovidio riferì: «Vicino alla porta Capena c'è un'acqua di Mercurio, miracolosa, se conviene credere a chi la provò; là si reca con la tunica fissata dal cinto il mercante e mondato, con un'anfora purificata, attinge acqua da portar via. Con questa inumidisce un ramo d'alloro e col ramo inumidito asperge le mercanzie che muteranno padrone».   

Il tempio di Mercurio e Porta Capena da cui partiva la via Appia, lastricata di grossi selci da Appio Claudio Censore, la quale giungeva prima a Capua e poi fino a Brindisi 

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