STAZIONE TERMINI

LA STAZIONE DEDICATA ALLE TERME  di Claudio Di Giampasquale

Nella seconda metà del diciannovesimo secolo la prima stazione venne innestata nell'area detta «Botteghe di Farfa»" nei pressi dei vastissimi orti di Villa Peretti Montalto

È una storia complessa e affascinante quella che ha accompagnato la Stazione Termini di Roma dall’800 fino ai giorni nostri. Ha origine quando l’Italia ancora non esisteva e a Roma regnava il Papa Re, Pio IX. Fu progettata da Salvatore Bianchi ed edificata tra i campi e le vigne dell'Esquilino nel 1867. Subito dopo la sua costruzione, iniziarono interventi di ampliamento con l'aggiunta di binari, capannoni provvisori, piani caricatori, ma il fabbricato rimase nelle sue dimensioni originali fino al 1905. Sei anni dopo si rese necessaria la costruzione di un capannone in legno per la biglietteria e di un nuovo gruppo di binari per i treni viaggiatori.

Dopo la prima guerra mondiale si prospettò il cambiamento dell’intero complesso di stazione. Nel 1925 fu richiesto all'architetto Angiolo Mazzoni di studiare un nuovo progetto per l'ampliamento del vecchio fabbricato di Salvatore Bianchi.

I primi studi programmarono due linee sotterranee che comprendessero tre stazioni: una a nord, l'altra a sud, che attraversando sotto terra la città, s'incontrassero in corrispondenza di una terza grande stazione centrale. Ma il progetto originario subì una lenta e obbligata metamorfosi, fino a una differente approvazione definitiva nel 1939. Un avancorpo monumentale con un porticato imponente e un atrio di 12mila mq. completamente vuoto, con l'unico scopo della suggestione, relegarono nei corpi laterali tutti i servizi per il viaggio, pregiudicando però l'efficienza dell'esercizio ferroviario e le comodità per il pubblico.

Dopo la seconda guerra mondiale, con l'avvento della Repubblica si decise quindi di intervenire e di articolare lo spazio in quattro fabbricati distinti ma insieme collegati alle due ali della stazione e a Piazza dei Cinquecento. I resti dell'Agger Servianus (le mura di cinta di Roma edificate cinque secoli prima di Cristo, nell'epoca del re Servio Tullio) adeguatamente valorizzati vennero inseriti nell'estetica del progetto per raffigurare idealmente la continuità tra l'antica e la moderna arte del costruire. Conclusi i lavori di ammodernamento, la stazione Termini prese la forma che oggi conosciamo, ecco il racconto:

Pochi giorni prima del Natale 1950 i romani ricevono uno straordinario dono: la “nuova Stazione Termini”; è mercoledì 20 dicembre, il presidente della Repubblica Luigi Einaudi taglia il nastro d’inaugurazione di quello che costituisce un grande motivo di vanto per la Capitale. Il progetto dell’ing. Mazzoni degli anni Trenta rivisitato dopo la Seconda Guerra Mondiale ed un nuovo concorso nel 1947 hanno assegnato la vittoria ex aequo ai progetti degli architetti Calini e Montuori e del gruppo capeggiato da Vitellozzi. La nuova grande stazione romana finalmente è pronta, un capolavoro/esempio di modernità nel mondo, un grandissimo scalo ferroviario nel cuore storico della Citta Eterna. Presto, negli anni a venire, da frettoloso luogo di passaggio si trasformerà in punto di stazionamento e d’incontro, commerciale, sociale, gourmet e culturale, con una libreria su tre livelli, la più grande di Roma: la Borri Books, il Gate Termini Art Gallery vero e proprio museo anche per appuntamenti letterari e concerti. Le idee fondamentali degli architetti consistono nel mantenere “intatti e autonomi” tre aspetti funzionali della struttura: portico automobilistico, atrio viaggiatori e uffici; mentre la copertura è caratterizzata da una sinuosa quanto ardita (così viene definita) pensilina ondulata in cemento armato slanciata e protesa con un aggetto verso piazza dei Cinquecento per ben 19 metri e sorretta da 33 pilastri a fuso con interasse di 4 metri soprannominata “il dinosauro”. Di fronte all'uscita principale in piazza dei Cinquecento, presto verrà eretto un altissimo lampione e una potentissima lampada Osram allo xeno di fabbricazione tedesca da 2.500.000 lumen di luminosità e 75 kw di potenza, primato mondiale per un singola lampada che diverrà prezioso punto di riferimento per appuntamenti (celebre grazie alla canzone di Claudio Baglioni) in seguito la lampada Osram verrà rimossa

Share by: