QUADRARO

IL RASTRELLAMENTO DEL NIDO DI VESPE di Claudio Di Giampasquale

"Wespennest" in tedesco significa "nido di vespe", con questo appellativo i nazisti denominarono il quartiere Quadraro nei giorni immediatamente successivi all'8 Settembre 1943 dopo l'armistizio di Cassibile con la resa incondizionata delle forze armate italiane a quelle angloamericane con il conseguente disimpegno italiano dall'Asse.

La resa italiana scatenò l'ira tedesca e così le truppe della Wehrmacht dell'infuriato Adolph Hitler occuparono Roma cercando di piegare l'immediata resistenza di quella parte della popolazione indignata che non abbassava la testa al sopruso dell'invasione nazista. Le popolari borgate del Quadraro, di Centocelle, di San Lorenzo ed altre, divennero la roccaforte della Resistenza dei partigiani. Tutto il quadrante periferico sudorientale della città eterna, il Quadraro in primis, furono una sorta di campo minato per i nazisti, tra il fitto dedalo di palazzi, strade, vie e vicoli, i partigiani potettero contare sul capillare tessuto protettivo di quell'umile gente indignata dal sopruso: famiglie, persone comuni, sacerdoti, bottegai, tavernieri e tanti altri non mancarono all'appello. Il console generale nazista Eitel Friedrich Moellhausen coniò per il Quadraro, area totalmente fuori controllo per le forze armate teutoniche, il termine "nido di vespe". Per questo, da Berlino, il Führer ne ordinò l'immediato rastrellamento.

La deportazione del Quadraro prese il nome in codice "Unternehmen Walfisch" (Operazione Balena) così il venerdì 17 aprile del 1944, alle cinque del mattino, i nazifascisti rastrellarono il “nido di vespe” e arrestarono oltre duemila romani. 

L’operazione militare venne effettuata in stretta collaborazione della Sicherheitsdienst delle SS il cui comandante era il tenente colonnello Herbert Kappler, durò circa mezza giornata. Con l’aiuto di spioni del luogo i nazisti arrestarono soprattutto a caso commercianti, artigiani, contadini, impiegati, disoccupati, fascisti e antifascisti, carabinieri e militari che non avevano aderito alla Repubblica Sociale, nipoti, figli e nonni, comunisti, anarchici, cattolici e repubblicani. Una nutrita parte della comunità fu prelevata con la forza da casa e portata nei locali dello scomparso cinematografo di proprietà dei fratelli Cenci (che stava all'altezza di via Tuscolana 796 nei pressi dell'attuale fermata metro "Porta Furba Quadraro" dove oggi sorge un palazzone di otto piani costruito subito dopo il 1960). Dentro al cinema una ventina di giovani dattilografe presero le generalità di tutti. Ne furono trattenuti 947, tutti uomini, di ogni età. Poi le SS organizzarono una carovana di tram della Stefer che trasportarono i malcapitati all'interno degli stabilimenti di Cinecittà, dove li attendevano nei piazzali diverse dozzine di camion militari. Con minacciosi improperi in lingua germanica e fucili puntati furono sbattuti dentro i freddi autocarri. I mezzi si avviarono in un lungo e lento convoglio verso il nord, deportando i poveretti al campo di concentramento di Fossoli in Emilia vicino a Carpi. Furono poi spediti tramite ferrovia e deportati in Germania. Molti non tornarono più.

Il tremendo colpo di quel venerdì 17 Aprile, per la comunità della borgata non fu solamente legato alla privazione dei propri cari, ma anche all’economia. La deportazione dei soli uomini determinò forti aggravamenti per la sopravvivenza fisica dei nuclei familiari rimasti senza principale fonte di reddito.

Lo storico quartiere del Quadraro

Il termine Quadraro è la derivazione del lemma latino "Guadralis" nome di un facoltoso signore che nel diciottesimo secolo ricevette dallo Stato Pontificio il diritto di godimento di un'enorme tenuta che si estendeva tra le vie Tuscolana e Casilina, con l'obbligo di migliorarne lo stato e di pagare ai monaci dell'abbazia di Sant'Alessio all'Aventino un ingente canone periodico.

Con l'unità d'Italia, all'inizio del '900, l'insediamento del Quadraro, fu definito "borgata" e sottoposto a una lottizzazione che produsse una struttura urbanistica basata su bassi caseggiati, di due o al massimo tre piani, che divennero meta abitativa di molti romani e più in generale anche di gente "fuori porta" e di italiani in cerca di opportunità lavorative nella nuova capitale e nei successivi due decenni del secolo scorso per ospitare le maestranze che lavoravano nella neonata industria cinematografica. 

Il Quadraro, visto dall'alto, è disposto a forma di cuneo nella zona sudorientale di Roma. Oggi confina a sud ovest con il quartiere Tuscolano da via del Mandrione fino alla Porta furba. A est con Centocelle e Don Bosco. A nord con Tor Pignattara e il Casilino. A sud con la zona dell'Appio Claudio nei pressi degli stabilimenti di Cinecittà.

L'edilizia dei nuovi quartieri di questo ampio e popoloso quadrante di Roma, oggi non più periferico, è letteralmente esplosa nel dopoguerra, intorno a quei primi caseggiati a due piani. Grazie a metodi e scelte politiche che hanno perpetrato piani regolatori molto fantasiosi e condiscendenti. Così negli anni cinquanta e sessanta i palazzinari fecero scempio d'ogni logica relativa alla densità abitativa, dalle Mura Aureliane fino ad arrivare agli studios cinematografici.

Ma al Quadraro (così come successe per altri motivi a Centocelle, al Pigneto e in altre borgate limitrofe) ci si era messi in testa che il parco e gli acquedotti di Tor Fiscale non fossero poi tanto male per fare da sfondo alla propria comunità abitativa, e si è riusciti a mantenere una conformazione non troppo dissimile da quella originaria: quella via di mezzo tra borgata e avamposto dell’agro romano del primo Novecento.

Nel Ventennio il Quadraro divenne celebre e strategico per il duce (proprio per la vicinanza de "L'Unione Cinematografica Educativa" meglio conosciuta come "Istituto Luce" che dagli studi di Cinecittà diffondeva in tutto il mondo la propaganda del fascismo). Nacquero tante trattorie ed osterie che divennero meta di attori e maestranza del cinema.

QUADRARO VECCHIO

Si trova immediatamente a sinistra della via Tuscolana, scendendo dalla fermata della metropolitana di Porta Furba i suoi confini sono: via degli Angeli, via di Centocelle, parco Monte del Grano, via Tuscolana e l'ex sanatorio Ramazzini. L'arteria stradale centrale è Via dei Quintili. Costruito ad inizio Novecento, con bellissime villette coloratissime a due piani. Qui il progetto MURo, Museo di Street Art a cielo aperto fondato dall’artista Diavù, ha rivitalizzato (ma anche portando dietro le problematiche conosciute legate alla gentrificazione) parte di questa zona del Quadraro.


QUADRARO NUOVO

Immediatamente a sinistra della Tuscolana, all'altezza della fermata della metropolitana Numidio Quadrato, limitata ad est dal quartiere Don Bosco, e a nord dal Parco archeologico di Centocelle, su cui sorge l'ex aeroporto omonimo. Le vie principali, che s'incrociano al centro della zona, sono Viale dei Consoli e Via Scribonio Curione. Con qualche palazzo del Novecento e molti Palazzoni. Però c’è il mercato a viale Spartaco che prima fino al 1962 stava all'aperto in via Lucio Sestio, oggi è una gioia per gli occhi con i suoi centoventi banchi che spaziano tra tantissimi generi.


QUADRANETTO

Tra la ferrovia e l’acquedotto Felice, pienO di casette e soprattutto vicino al bellissimo parco di Tor Fiscale. Scendendo dalla fermata della metropolitana di Porta Furba, tra via Tuscolana e la ferrovia, tra via dei Furi e viale Opita Oppio. Il centro è Piazza del Quadraretto, mentre via Cartagine è sul limitare di Cecafumo.


CACAFUMO

Immediatamente a destra di via Tuscolana in corrispondenza della fermata della metropolitana linea A Lucio Sestio e presso quella di Numidio Quadrato. Limitata a sud dal Parco degli Acquedotti e ad ovest dalla ferrovia. Il centro è presso Largo Spartaco, e tra le vie maggiori vi sono Via Sagunto e Via del Quadraro. A sud-ovest, presso il limite della ferrovia, sorge la zona dell'INA Casa 49, comunemente nota come "49", ufficialmente "Unità di Abitazione Orizzontale" di Adalberto Libera

Share by: