TRAFFICO DI ROMA E LE SUE RADICI di Claudio Di Giampasquale
La mobilità nella città eterna è oggi una morsa allucinante che riduce la qualità della vita dei cittadini. Il problema odierno del traffico sta superando ogni limite di sopportazione mettendo le persone a dura prova. Sono le ore perse nel traffico ogni giorno, che inducono a un forte stress e a una rabbia che obbliga a rassegnarsi per non "esplodere". Spesso non si riesce a "contare fino a dieci", richiede sempre più una pazienza d'acciaio. Ma quello della circolazione a Roma è un dilemma che esisteva anche anticamente ai tempi dell'Impero, è incredibile constatare che le difficoltà dei romani dei Cesari erano incredibilmente simili a quelle che ossessionano gli abitanti di oggi. Dopo circa duemila anni la situazione, più o meno, non è affatto cambiata, tranne che nei secoli dell'oblio della caduta dell'Impero in cui Roma venne razziata e depredata, passando tra le luci e le ombre delle epoche sotto l'egida dello Stato Pontificio e dei tanti papi-re che si sono succeduti, sino a un pronto e graduale risveglio dopo la proclamazione a capitale d'Italia e immediata riurbanizzazione. Ma vediamo in un racconto che cavalca e salta i tempi, come si è arrivati a questo punto incredibilmente difficile e complesso...




Nell'antica Roma, la famosa legge di Cesare (Lex Iulia Municipalis) promulgata nel 45 a.C. consentì la sola circolazione ai veicoli destinati a opere di interesse pubblico. Con essa, non solo città e colonie diventavano Municipi, ma si stabilivano norme di circolazione all’interno dell’Urbe. Prima fra tutte, la regolamentazione del traffico nel centro spalmato tra i sette colli. La legge imponeva ai carri che trasportavano merci, il divieto di girare nelle ore diurne. Lo scopo era quello di decongestionare la città dalla presenza di un traffico, già allora, eccessivo. Esclusi dal divieto erano soltanto i carri adibiti al trasporto di materiale per la costruzione di edifici di culto. Con la lex Iulia Municipalis, inoltre, veniva affidato agli edili (antichi magistrati) di pulire i luoghi più frequentati, come il Foro e le piazze. Con l'espandersi del successivo Impero, l'Urbe si popolò sempre più e così la situazione nei secoli successivi ritornò alle origini e per le viarum, viuzze e insulae ritornò il caos. Come nell'epoca moderna anche nei tempi degli antichi, alcuni funzionari e certi "privilegiati" giravano con mezzi lussuosi e "agevolati", insomma già allora esistevano le "auto blu" che al loro passaggio costringevano chiunque a farsi da parte. L'inquinamento acustico nelle strade e dei vicoli era un grande problema, Marco Valerio Marziale scrisse sul caos diurno: «A Roma non esiste posto in cui un poveretto possa meditare o riposare. Al mattino non ti lasciano vivere i maestri di scuola, la notte i fornai, durante tutto il giorno il martellare dei calderai. Qui c'è il cambiavalute che scuote il suo sudicio tavolo contenente la scorta di monete neroniane. Là l'orefice che picchia con il suo lucido mazzuolo l'oro di Spagna. Nè la smettono i fanatici del culto di Bellona di vociare. Il piccolo ebreo ammaestrato dalla madre di chiedere l'elemosina. Il rivenditore cisposo di vendere gli zolfanelli gridando...». Gli fece eco Decimo Giunio Giovenale chiedendosi: «Quale casa d'affitto consente il sonno a Roma? Si dorme solo se si consente di grandi mezzi...».




Nell'odierna Roma i problemi della mobilità e del traffico sono progressivamente divenuti per molti versi insostenibili. Si sono svolte innumerevoli indagini e studi anche da parte di esperti provenienti dall'estero. Si sono realizzate inchieste e documentari sul tema. Si sono spesi fiumi di parole. Purtroppo nulla cambia, anzi peggiora anno dopo anno e, francamente, dopo il triste periodo della pandemia, al "tana libera tutti" è esploso un'irragionevole squilibrio che ci ha fatto "bucare il fondo".
Ma facciamo un salto indietro. L’attuale fisionomia del trasporto romano ha preso a configurarsi sin dagli anni dieci del Novecento. All’inizio del secolo la città divenuta capitale da pochi anni, viveva una fase di totale riorganizzazione e rifacimento. Partendo dal presupposto dei non pochi (fondamentali) problemi ereditati dallo Stato Pontificio, dal nuovo Regno unificato venne programmato un iter di Piani regolatori, a partire dal primo approvato dal Consiglio comunale nel 1873, sino ai giorni d'oggi, tutti condizionati da una forte spinta speculativa che ha ostacolato la possibilità di regolare un ampliamento razionale di una città che progressivamente diventava metropoli.
Le scelte sul trasporto furono poco lungimiranti: non fu considerata, per esempio, la costruzione di un'adeguata viabilità sotterranea, probabilmente a causa della particolare conformazione stratificata in termini di epoche storiche.
Fu durante il "Ventennio" a partire dall'inizio del 1930 che si approntò la "Riforma del Trasporto Pubblico Cittadino" con l'annessa «Riforma Tramviaria» che limitò la circolazione dei tram nel centro storico e anche in questo caso la scelta del cambiamento mancò, a sostituzione dei tram esclusi, dell’elemento metropolitana (subway) che in diverse altre capitali europee era già il mezzo pubblico di punta.
La riforma della rete auto-tramviaria fu adottata per eliminare o perlomeno attenuare il grave stato di congestione nel quale versava la rete di trasporto romana che negli anni prima del 1929 aveva raggiunto uno sviluppo di circa centoquaranta chilometri di lunghezza d’impianto ma con circa quattrocento chilometri di lunghezza d’esercizio che causavano un servizio scoordinato e caotico, sia per la presenza sul territorio di più gestori di trasporto pubblico, sia per la tipologia di collegamenti esistenti. La soluzione scelta nella riforma fu quella di dividere la città in due zone, separate da un anello il cui percorso ricalcava grosso modo quello delle Mura Aureliane.
Nel video da noi selezionato (che segue) realizzato dall'ATAG (Azienda Tramvie e Autobus del Governatorato, capostipite dell'ATAC) e custodito in versione "muto" presso l'Archivio Storico Istituto Luce, è possibile vedere attraverso vari filmati dell'epoca (un suggestivo tuffo nel passato) e attraverso didascalie e grafici, l'intento della riforma della rete auto-tramviaria. Un documento realizzato per familiarizzare i romani alle modifiche introdotte:
La politica di mobilità romana di allora non fece altro che segnare l'affermazione dell’autobus come mezzo di trasporto privilegiato, preannunciando il progressivo aumento di veicoli privati in circolazione, la cui accessibilità d'acquisto sarebbe divenuta sempre più di massa. E cosi dagli anni sessanta ai giorni nostri, l'automobile s'è radicata nella cultura come necessità di spostamento.
Il bisogno di posti auto e parcheggi divenne sempre più necessario e richiesto a partire dagli anni del "boom economico". Gradualmente e inesorabilmente la meravigliosa «mamma-Roma» cambiò aspetto, vedendo soffocata la propria bellezza dall'intasamento di autovetture parcheggiate ovunque. Una situazione che le iniziò a causare, le ha causato e le sta causando "una tragica patologia estetica".
Una città diventata irriconoscibile. L'inquinamento determinato dalle emissioni dei gas di scarico ha via via deteriorato la qualità dell’aria. Fu dagli anni settanta dello scorso secolo che il termine «smog» divenne di uso comune anche a Roma: d'origine inglese era comparso per la prima volta nei primi anni del novecento su una rivista scientifica, a mo’ di contrazione delle due parole smoke (fumo) e fog (nebbia) per indicare quell'inquinamento atmosferico (simile alla nebbia, alla foschia o alla caligine) dovuto alla presenza di particolato ed altri inquinanti.
Nel video che segue una preziosa testimonianza della situazione mobilità e traffico di Roma all'inizio degli anni sessanta. Abbiamo selezionato la puntata di «CENTO ALL'ORA - LE VIE DI ROMA» nell'ambito di una serie di documentari TV dell'epoca, trasmessi su Rai Storia. La regia di questo documento è di Giuliano Tomei, con le musiche di Teo Usuelli e la
voce narrante di Arnoldo Foà. Uno straordinario tuffo nel passato in una capitale in pieno boom economico e in piena motorizzazione di massa. Quando il traffico automobilistico urbano ed extraurbano cominciava a intasare strade concepite epoche addietro:
Arriviamo ai giorni di oggi. Nel terzo millennio spostarsi nella città eterna vuol dire, spesso, perdere una marea di tempo, anche per piccoli percorsi. Benchè negli ultimi decenni il centro si sia decongestionato con l'avvento della Zona a Traffico Limitato (ZTL, istituita il 16 Novembre del 1995 dal sindaco Francesco Rutelli); nel resto della città cresciuta a dismisura, il traffico è aumentato sempre più. Moltissime persone lamentano di non poter recarsi a due appuntamenti nella stessa mattinata perchè le distanze necessarie per raggiungere i luoghi in relazione ai tempi di spostamento, indicati dai moderni navigatori, sono "bibliche". In sostanza oggi dare o darsi un orario più o meno preciso è divenuto un "concetto relativo": fissare un appuntamento determinato a Roma ormai significa rischiare ansia, collera e in certi casi rabbia esplosiva. La situazione del traffico è purtoppo in netto peggioramento, l’inadeguatezza del trasporto pubblico di Roma è oggi un’evidenza, com'è altrettanto evidente che ciò finisce per segnare negativamente l’immagine e l’identità di questa meravigliosa città.

Ascolta "ER TRAFFICO DE' ROMA" uno stravagante brano in stile "Dub-Reggae" scritto e interpretato della band "Radici di Cemento" originaria di Fiumicino. Questo pezzo, che ironizza sulla difficile situazione in cui versa la mobilità romana, è tratto dal loro quarto album «Occhio!» pubblicato nel 2004 dall'etichetta discografica V2 Records.