INSULTI POLITICI NELL'ANTICA ROMA

GLI INSULTI POLITICI NELL' ANTICA ROMA di Claudio Di Giampasquale

Secondo gli storici, i dibattiti politici nell'antica Roma erano condotti con grande durezza e attacchi personali. Gli improperi politici, noti come «invectivus» erano parte integrante della vita pubblica dei senatori. Le gravi svalutazioni dell'avversario politico saldavano il gruppo di sostegno e fornivano attenzione, intrattenimento e indignazione del tutto simili agli insulti, alle minacce e ai discorsi di odio che oggi circolano sul web. La politica romana di allora, altamente gerarchizzata, era dura ed a tratti offensiva, tuttavia non era priva di regole. Durante le riunioni senatoriali i politici potevano insultarsi spietatamente a vicenda e nelle assemblee popolari dovevano lasciare che il popolo potesse insultarli ma senza essere autorizzati ad abusare a loro volta del popolo. Uno sfogo che, in una profonda divisione tra potenti e gente comune, limitava le fantasie di onnipotenza dell'élite.

Secondo le scoperte di storici tedeschi sull'antica Roma, sopportare e superare gli insulti poteva avere un effetto stabilizzante a livello politico. Le calunnie tra membri del Senato potevano andare ben oltre le questioni meramente politiche, come ad esempio per citar uno degli innumerevoli fatti, quando il famoso oratore e politico Marco Tullio Cicerone difese il suo sostenitore Sestio, non si tirò indietro dall'accusare pubblicamente il nemico Clodio di incesto con fratelli e sorelle, una pratica sessuale che, a differenza di altri popoli nel mondo di allora, a Roma era considerata illegale. Clodio a sua volta, accusò Cicerone di comportarsi come un re quando ricopriva la carica di console. Un'accusa grave, poiché la regalità nella Repubblica romana era disapprovata. Quindi, non c'erano quasi limiti nella disputa politica. Ciò differisce da oggi, dove si riflette intensamente sui limiti di ciò che è consentito nei dibattiti per strada o su internet. I Romani non sembravano preoccuparsene molto. Nel diritto romano esisteva sì lo «scelus iniuria» (reato di ingiuria) che tra varie colpe comprendeva anche le offese verbali, ma in politica quasi mai veniva considerato e quasi mai se ne parlava.

I cittadini dell'Urbe ossia i romani di più generazioni erano orgogliosi della loro arguzia mordace e spietata a spese degli «altri». La consideravano una parte importante dell'urbanitas, forma di espressione dei metropolitani, in contrasto con la «rusticitas» dei contadini o dei romani acquisiti. Quando si veniva a maltrattamento, poi generalmente si sopportava, raramente ci si vendicava. Nel più dei casi gli avversari delle calunnie successivamente tornavano a sopportarsi o a lavorare insieme mantenevano normali i contatti. Gli omicidi per vendicare l'onore venivano commessi solo nella situazione eccezionale di una guerra civile. Il clima politico seguiva la stessa logica rimanendo ragionevolmente stabile.


I senatori vedevano il «populus» come autorità decisionale per la comunità. Il fatto che il popolo fosse escluso dalle dispute dei senatori nelle arene politiche, ma fosse esso stesso autorizzato a insultare e a criticare l'élite politica, dimostra che i politici della Roma antica riconoscevano indiscutibilmente l'assemblea popolare come «res publicae» ossia come popolo politico. Chi metteva in discussione il popolo come organo decisionale rischiava la rivolta della folla e l'assalto ai «rostra» (le tribune nel foro dalle quali si tenevano le orazioni).


Il ruolo del Senato incideva pesantemente nelle questioni di politica tanto interna quanto estera, poiché esprimeva il sentire dell’intero ceto dominante. La sua importanza era intuibile dallo stesso obbligo secondo il quale l’assemblea senatoria poteva essere riunita esclusivamente in luoghi consacrati: la Curia che si trovava nel Foro era il luogo solitamente adibito a ricevere i senatori. Le cerimonie per il nuovo anno avvenivano nel Tempio di Giove Ottimo Massimo. Gli incontri di argomento bellico avvenivano nel Tempio di Bellona.

Gli ambiti in cui il Senato aveva potere decisionale erano estesissimi, e le loro deliberazioni investivano indirettamente l’intera vita morale, religiosa, militare dei cittadini romani. 

Nell'era monarchica per farvi parte era necessario che l’aspirante politico seguisse il cursus honorum per accedere alla carica di senatore: ogni ufficio che andava a costituire le tappe di questo cammino sequenziale comprendeva sia cariche politiche che militari, aveva un’età minima per l’elezione e un intervallo per poter ottenere la carica successiva.

Con l'avvento della Repubblica e nell'era Imperiale, le condizioni per entrare a far parte del Senato prevedevano, inizialmente, di aver esercitato una magistratura. Dapprima vi furono ammessi soltanto coloro che erano stati censori, consoli o pretori. In seguito, la «lex Ovinia de senatus lectione» stabilì che fossero i censori a doversi occupare del compito chiamato «lectio senatus» e di redigere ogni cinque anni una lista ufficiale dei senatori integrando i posti vacanti ed espellendo gli indegni.


Nel periodo della Monarchia, dalla nascita di Roma nel 753 avanti Cristo fino alla detronizzazione dell'ultimo sovrano nel 509 avanti Cristo, la città fu governata in successione da sette re, ognuno dei quali contribuì alla formazione ed evoluzione dell'Urbe  attraverso l'introduzione di leggi e consuetudini. In quei primi due secoli vennero affrontati prevalentemente i principali aspetti sociali, le prime istituzioni, l'economia del periodo, la prima organizzazione militare, le prime forme di arte, cultura, lo sviluppo urbanistico della città.


Il periodo della Repubblica che iniziò nel 509 a.C. costituì una fase di enormi trasformazioni per Roma, che da città di contenute dimensioni, divenne capitale di un vasto e complesso territorio, formato da una miriade di popoli e civiltà differenti. Un potentissimo Stato avviato a segnare in modo decisivo la storia dell'Occidente. In questo periodo si inquadrarono la maggior parte delle grandi conquiste nel Mediterraneo e in Europa, e fu l'epoca di maggiore fioritura letteraria e culturale, frutto dell'incontro con la cultura ellenistica, riferimento "classico" per i secoli successivi. Quello della Roma repubblicana fu il migliore esempio di Costituzione mista, poiché rappresentò la perfetta unione tra la monarchia incarnata dai Consoli, l'oligarchia incarnata dal Senato, e la democrazia incarnata dalle Assemblee romane, i famosi comizi.

Dopo l'assassinio di Giulio Cesare avvenuto alle Idi di marzo del 44 avanti Cristo, ucciso a tradimento durante una seduta del Senato, nel 27 avanti Cristo (dopo 482 anni) l'era Repubblicana collassò. La causa maggiore della fine di quell'epoca, fu la grande crisi politico-istituzionale collegata all’incapacità della classe dirigente di affrontare e risolvere i problemi che iniziarono da quando Roma divenne una potenza egemone di un territorio smisurato. La stratificazione nel tempo di diverse necessità e una quantità enorme di politiche da risolvere cominciarono a travagliare la società, prime tra cui la riforma agraria e la riforma dell’amministrazione dello Stato, compreso il grave problema dello schiavismo.


Nacque così il periodo dell'Impero che iniziò proprio nel 27 avanti Cristo, quando Ottaviano, nipote di Giulio Cesare, venne proclamato primo imperatore di Roma. Egli ebbe un imperio proconsolare che lo rese capo dell'esercito e il Senato gli conferì il titolo onorifico di Augusto ossia degno di venerazione e di onore, e il suo nome ufficiale fu da quel momento Imperator Caesar Divi filius Augustus. Roma imperiale espanse ulteriormente i suoi confini e consolidò il proprio territorio in una vastissima area euro-mediterranea-asiatica. La caduta dell'Impero romano (d'Occidente) avvenne nel 476 dopo Cristo.

Dopo la proclamazione di Ottaviano Augusto si susseguirono 104 imperatori. L'ultimo sovrano imperiale romano d'Occidente fu Romolo Augustolo che nel 476 dopo Cristo fu deposto da Odoacre capo degli Eruli, barbari provenienti da territori nord europei.


Il 476 segna convenzionalmente la fine della storia dell'incredibile mito di Roma. Le vicende successive faranno parte della storia del Sacro romano impero, degli stati papali e dell'Italia. L'Impero romano d'Oriente, che prese il nome di impero bizantino, conservò autonomia e continuità d'azione politica molto più a lungo, fino al 1453.

Share by: