IL PRIMO DERBY DER CUPOLONE

Primo derby der Cuppolone  di Claudio Di Giampasquale


Oggi, davanti all’ingresso del Parco della Musica dall’altra parte di viale De Coubertin all’angolo con via Gran Bretagna, si nota uno strano allineamento di alberi, obliquo rispetto all’attuale asse stradale. E’ una delle poche tracce dell’antico vicolo della Rondinella, una vecchia strada romana che metteva in comunicazione la grande fattoria venuta alla luce durante la costruzione dell'Auditorium e, probabilmente, il bosco sacro della dea romana Anna Perenna, ove narrano remote leggende, ebbero luogo nei secoli pratiche e riti magici.

Il termine Rondinella deriva dal nome di una grande insegna a forma di rondine esposta da un’antica osteria che lì sorgeva. La storiografia ufficiale ha sempre sostenuto che fu il sindaco di Roma Ernesto Nathan a concedere quegli ampi terreni demaniali nell'erigendo quartiere Flaminio per un esborso di 30 lire mensili che con altre 30 lire aggiuntive spese dalla Polisportiva Lazio (fondata agli albori del XX secolo) permisero l’uso di un’ampia parte di quell’area golenale sulla riva sinistra del Tevere.

Vennero così edificati un grande campo da gioco e ulteriori impianti in cui praticare diversi sport tra cui il nuoto e il canottaggio. Quando i soci andarono a visitare l'area delle future strutture, rimasero delusi in quanto la zona era completamente da delimitare e da sistemare per essere adattata alla realizzazione delle costose opere d’impiantistica sportiva.

Per fortuna un benefattore, Goffredo Magistrelli, socio della Lazio che aveva fatto fortuna in America, pagò le spese ammontanti a più di 300 lire.

Nacque così il campo che più è radicato nelle tradizioni biancocelesti: lo Stadio della Rondinella. Il primo novembre 1914 la società biancazzurra inaugurò il suo stadio battendo per 3-2 l'Audace. Appena sette mesi dopo, il 24 maggio 1915 l'Italia entrò in guerra che vide la morte accertata di molti atleti, tanti altri non tornarono più. Finito il conflitto e superata una diatriba con la sezione femminile che voleva usare l'area per altri scopi, i soci laziali si misero al lavoro per risistemare lo stadio che risorse più funzionale e confortevole di prima. L'ingegner Alessandro Vai progettò il muro di recinzione in cemento e una tribuna a tre campate. Un grande aiuto alla ristrutturazione fu dato dai soldati della gloriosa Brigata Sassari, i famosi "Dimonios”.

Così, dal 1924 la Rondinella, che veniva chiamata anche "Campo Lazio", fu utilizzata per gli allenamenti e le partite.

Arrivò l’estate del 1927 e nel tardo pomeriggio di martedi 7 giugno “nell’altra sponda calcistica del Tevere” con grande soddisfazione di molti altri sportivi romani dell’epoca, attraverso la fusione fra le tre società sportive Alba-Audace, Fortitudo-ProRoma e Foot Ball Club di Roma (meglio noto come Roman) nacque in via degli Uffici del Vicario 35, l'Associazione Sportiva Roma.

Assunse la presidenza del Club l’On. Italo Foschi che già da molti mesi nelle riunioni con i presidenti delle altre tre società aveva proposto l’idea di riunire gli sportivi romani intorno ad una grande squadra che potesse contrapporsi alle avversarie del Nord.

La nuova società adottò come simbolo la lupa capitolina e i colori sociali scelti, in cui si riconosceranno con grande consenso tutti i tifosi, furono quelli del gonfalone del Campidoglio: il giallo e il rosso. Gli appassionati accorsero subito al richiamo dei vessilli capitolini e fu forse proprio questa una delle ragioni che resero immediatamente la Roma visceralmente popolare, cara alla gente dei vecchi rioni e del suburbio.

Dalla fine degli anni ‘20 il glorioso Campo Testaccio divenne sede e tempio dell’Associazione Sportiva Roma che lì vi ospitò le partite interne dal 3 novembre 1929 al 30 giugno del 1940. In tale impianto la squadra disputò 161 incontri vincendone 103, pareggiandone 32 e perdendone solo 26. Il derby di Roma divenne così una prerogativa imprescindibile per la città e successivamente una delle più importanti stracittadine calcistice in Italia. Il primo si svolse in casa della Lazio, lo stadio della Rondinella:
«Sono le ore 14:30 di domenica 8 Dicembre 1929 quando il trentenne arbitro Albino Carraro, tra i migliori della nuova Serie A, dà il fischio d’inizio dando il via al primo derby della Capitale. Sono in campo per i biancoazzurri padroni di casa: Sclavi in porta, in difesa Saraceni II, Bottaccini, Pardini, Furlani e Caimmi; le due ali sono Ziroli e Sbrana; a centrocampo e attacco Spivach, Pastore e Malatesta. Per i giallorossi ospiti si contrappongono Ballante in porta, Barzan, De Micheli; Ferraris IV, Degni e Carpi in difesa; a centrocampo e attacco Benatti, Delle Vedove, Volk, Corsenini e Chini.

La vigilia è caratterizzata dallo stato di tensione legato alla presenza di Fulvio Bernardini nelle file della Roma, il campione ventiquattrenne prestigioso ex della compagine dei cugini ove è stato uno dei giocatori più celebrati e coccolati. Fulvio decide di non giocare il primo derby della storia per non rinfocolare le polemiche stucchevoli di parte laziale. Mentre nelle fila della Lazio l’ex giallorosso Ziroli non mostra eccessivi scrupoli nello schierarsi al via con la massima tranquillità. La settimana appena trascorsa è stata vissuta in un’atmosfera agitatissima, nella quale si sono rincorse le voci più disparate. Insomma un quadro di tensione salito a livello di vero e proprio parossismo, tanto che le autorità di pubblica sicurezza, terrorizzate da quanto è sembrato profilarsi nei precedenti giorni, ha addirittura pensato di non far disputare la partita per motivi di ordine pubblico.

Alla fine viene deciso che si deve giocare, sugli spalti sono accorsi ben quindicimila tifosi che, sorprendentemente sembrano per la maggior parte di fede giallorossa. L’allenatore della Lazio è Pietro Piselli, ex ginnasta con una gamba di legno, quello della Roma l’inglese Herbert Burgess.

Le due squadre sono alla pari in classifica, 8 punti in 8 partite, un mediocre decimo posto su diciotto squadre. L’incontro sin da subito si dimostra molto teso. Il primo grosso brivido è provocato da Pastore il quale impegna severamente su punizione il portiere giallorosso Ballante. Poco dopo l’arbitro annulla per un fallo di mano il gol dell’ex romanista Luigi Ziroli, l’uomo che ha segnato due anni addietro la prima rete ufficiale della storia giallorossa, ma adesso gioca nella Lazio. Un batti e ribatti assai equilibrato per quasi tutta la prima parte del match, poi la Roma prende nettamente il sopravvento e prima Volk e poi Benatti colpiscono il palo.

Nella seconda parte, stessa storia con la Roma che detiene il controllo del gioco e a un quarto d’ora dalla fine il primo derby si tinge di giallorosso quando il centravanti Rodolfo Volk al limite dell’area laziale si libera in corsa del suo avversario e con un destro rasoterra fulmina il portiere Sclavi.

Il tripudio dei tanti tifosi romanisti è grande. Hanno incitato a gran voce la loro squadra per tutto l’arco della partita e così il risolutore del primo derby romano, Volk nato a Fiume nel 1906 quel pomeriggio di giubilo giallorosso viene ribattezzato da 'Sigghefrido' a 'Sciabbolone'».

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