CARLETTO MAZZONE: ER SÒR MAGARA di Claudio Di Giampasquale
Nel torrido sabato 19 Agosto 2023, presso la sua abitazione in località Monteverde ad Ascoli Piceno se ne andava "er sòr magara" emblema di un calcio che non c'è più, nonché di coscienza e di cultura sportiva italiana. Un uomo che tutti ricordano come simbolo della romanità verace. Carletto tirò i primi calci al pallone nella parrocchia di Santa Maria in Trastevere e nella piazza, lì andava a giocare la domenica dopo la messa nella Basilica, e gli altri giorni scappando dall'officina di papà Edmondo. Alla sua città è rimasto sempre legato visceralmente, ovunque è andato sia come calciatore che allenatore. La vera romanità era sempre declamata con innumerevoli metafore e la marcata parlata romanesa sempre presente nella sua bocca.

Nel 1993 Carlo Mazzone raggiunse il grande sogno della vita, quello di allenare la squadra del suo cuore e nei tre anni sulla panchina romanista caratterizzati da un settimo posto e due quinti lanciò in prima squadra un certo Francesco Totti: «Francesco era n'ragazzino de primo pelo quanno sò arivato, giocava tra gli allievi e la primavera. Quella squadra giovanile era fortissima quell'anno vinse la Coppa Italia e ricordo Francesco rifilò tre gol all'Inter. La storia è questa qui. Er giovedì ero solito organizzà 'na seduta d'allenamento molto tosta, pè provà li schemi scerti n'vista de la partita de la domenica. A seconda dei vuoti da colmà o de l'esigenze tattiche magara puntavo l'occhi su quarche ragazzino 'nteressante e qualla squadra primavera ce n'aveva diversi. Francesco ancora nun l'avevo messo a foco.
Annai n'panchina e me cadde l'occhio su quer biondino: aveva velocità de gambe e dè pensiero, granne tecnica de base e abilità in dribbling e nà potenza dè tiro fora dar comune. 'Insomma ciaveva tutto. Rimasi come folgorato perché quel ragazzino era già superiore alla media dei miei giocatori, era fora da la normalità. Me ricordo che chiamai Spinosi l'allenatore de la primavera e Menichini e jè chiesi "...a regà ma quer pischello è n'fenomeno! proprio bravo bravo, ma come se chiama? ...Vojo sapè tutto dé lui, nome, cognome, età e se va sul motorino... Domani mannatemelo in prima squadra fino a sabato, ma no da solo, chiamatene antri tre così camuffamo, sennò sti ca..o dé giornalisti sgamano e cominciano a scrive che Mazzone lancia tizio...e nun va bene. Daje chiamatemelo puro subbito se ha fatto la doccia che ce parlo n'pò. Je chiesi "Come te chiami ragazzì?" Se vedeva che era timido, me rispose solo quattro parole "Mister me chiamo Francesco..." Iarisposi serio "Ciao Francè, fino a sabato stai cò noi, ma m'hanno detto che giri cor motorino, ecco lascia stà 'sto ca..o dé motorino che magara poi te piji nà bronchite e me sarteno li piani..." Je sorisero gli occhi pe la felicità e così quer pischello di poco più di sedici anni mollò er motorino e io non mollai più lui».
Tra le tantissime memorie sportive che riguardano Mazzone, gli amanti del calcio di tutta Italia ancora ricordano con affetto quella domenica pomeriggio del 30 settembre 2001, allenava il Brescia quello con in squadra un certo Roberto Baggio, che dopo esser passato in vantaggio subì una tripletta da parte dell’undici bergamasco. Mazzone sopportò a fatica per tutto la partita la marea di ingiurie che piovevano ininterrottamente dalla curva: «Romano di m.... figlio di p...... torna nella fogna...» e tante altre offese personali. Ma quando 'il divin codino' segnò il il suo terzo capolavoro, quello del sospirato pareggio, nei primi minuti di recupero, "er sòr magara" esplose come una granata quelle offese lo avevano innescato e lo fecero scattare e correre verso la curva orobica brandendo il pugno, "...glielo aveva promesso a quelli lì se fosse accaduto". Ecco un tratto dell'intervista rilasciata dopo la partita: « Ve lo giuro, non volevo andarmi a cercà rogne, ma ciò che accadde sugli spalti mi fece star male, mai viste e sentite certe cose in quasi 40 anni di carriera. Noi andammo in vantaggio con Baggio, forse festeggiammo troppo e infatti l’Atalanta ce ribaltò e se portò sur 3-1. In campo era na’battaja, e dalla curva dei bergamaschi me pimbavano continuamente addosso na’ marea dè cori beceri che me trafissero er core. Non l'accettai, soprattutto pensando alla mia città e alla mia povera mamma che mi era morta giovanissima fra le braccia. Me venne er sangue all'occhi perché nun erano solo offese nei miei confronti e della mia squadra...». Era anche questo il suo appassionato modo di vivere la professione.
Sabato 19 Agosto del 2023 si giocò all' Etihad Stadium la partita Manchester City-Newcastle. La squadra di casa vinse per una rete a zero ma per l'allenatore fu un giorno molto triste perchè prima della partita aveva saputo della scomparsa di Carlo Mazzone. Nel dopo-partita in conferenza stampa in diretta mondiale Josep Pep Guardiola indossò la maglietta della storica corsa del suo ex allenatore e grande amico rivelando commosso ai giornalisti le peculiarità di quello fu per lui un vero maestro: allenatore, padre, uomo vero, condottiero, rivoluzionario, persona per bene.