S. Eustachio in Platana

Sant' Eustachio in Platana

La Basilica di Sant’Eustachio in Platana sorge nella graziosa piazzetta di Sant’Eustachio a due passi dal Pantheon, a pochi metri da piazza Navona e da Palazzo Madama. Non tutti sanno che alzando gli occhi al cielo e prestando attenzione alla sommità si noterà una stranezza: alla base della classica croce, c’è una scultorea testa di cervo. Per la precisione la croce si innalza proprio sulla testa dell’animale. La leggenda racconta che Sant’Eustachio (che fu generale di Adriano con il nome di Placidio) andando a caccia nei selvaggi boschi sui monti della Mentorella nei pressi di Tivoli, vide con stupore un cervo con un crocifisso fra le corna e udì la voce di Gesù Cristo che gli parlava di amore e fratellanza. Ripresosi dallo spavento, fu quell'incredibile prodigio a farlo convertire al cristianesimo insieme a sua moglie e ai figli Teopista e Agapito. Si fece battezzare prendendo il nome di Eustachio. Scoperta la sua conversione l'imperatore Adriano lo fece arrestare e condannare a morte insieme alla famiglia.

Pur salvandosi misteriosamente dalle fiere del Colosseo, fu torturato e ucciso all'esterno della sua casa, lui e i suoi cari vennero arroventati dentro un bue di bronzo (il Toro di Falaride strumento d'esecuzione capitale proveniente dall'antica Grecia e usato poi anche dai romani per giustiziare).  Si narra che, due secoli dopo, l'imperatore Costantino fece edificare un luogo di culto proprio nel luogo del martirio di Eustachio e dei suoi familiari, presso la casa del martire nella quale giardino era presente un alto platano. Questa chiesa sorge proprio lì ed è una perla del rione romano sempre al martire dedicato. È ricordata anche con gli appellativi ad Pantheon in regione nona e iuxta templum Agrippae.

Nel tempo la chiesa ha subito importanti lavori di trasformazione. Al termine del XII secolo il tempio costantiniano fu completamente ricostruito e ingrandito, con l'aggiunta del campanile romanico.

Tra il XVII e il XVIII secolo, a causa delle piene del Tevere e dell’eccessiva umidità, furono abbattute le strutture medievali e la basilica fu ricostruita nella definitiva forma sotto il pontificato di Celestino III, al cui tempo rimonta l'origine dell'attuale suo campanile che è dell'anno 1190, come risulta da un'epigrafe che ne rimane: le campane, secondo Antonio Nibby, sarebbero quelle tolte alla cattedrale di Castro allorché quella borgata fu distrutta per ordine di papa Innocenzo X.

Per la grande devozione che la nobiltà romana ebbe verso S. Eustachio, il papa Gregorio IV qui offrì «unam vestem de fundato»  (una veste trapunta e ricamata in oro avente nel centro l'effigie del beato). La celeberrima famiglia dei conti di Tuscolo prese anche il nome di conti di S. Eustachio. Il papa Stefano III presso la chiesa istituì un ospizio per cento poveri, ai quali giornalmente si dispensava il vitto. Oggi la piazza è sicuramente un luogo armonioso e ricco di storia e di memorie artistiche: presenta in un angolo le propaggini di S. Ivo alla Sapienza, capolavoro del Borromini , alcuni palazzi notevoli , in particolare quello di Tizio da Spoleto con i resti purtroppo parziali di affreschi dei fratelli Zuccari. Qui incontriamo poi un'altra attrazione che per i più ha reso famosa e visitata la piazza: proprio sul lato opposto alla basilica, l'antico caffe' di S. Eustachio

La facciata della chiesa opera di Cesare Corvara, è a due ordini, di cui il superiore arretrato rispetto all'inferiore. Quest'ultimo è scandito da quattro lesene e da due colonne, che aprono sul portico. Sul lato destro è collocata una lapide a ricordo di un'inondazione del Tevere del 1495, le cui acque raggiunsero la basilica. L'ordine superiore è scandito da quattro paraste, che suddividono una grande finestra e due nicchie ornate da conchiglie. Termina la facciata un timpano entro cui si apre un oculo circondato da rami di palma e sormontato da una corona. In cima alla facciata, come detto, è collocata una testa di cervo donato dalla nobile famiglia Maffey (che aveva dimora nel sontuoso palazzo di Via della Pigna, poco distante) che partecipò con copiosa donazione alla ricostruzione. Affianca la chiesa l'antico campanile in parte occultato dalle case costruite a ridosso. Per garantirne la stabilità in passato furono murate tutte le bifore, eccetto quelle dell'ordine superiore. L'entrata della chiesa è preceduta da un portico, opera di Giovan Battista Contini, in esso sono conservate, murate nelle pareti, diverse iscrizioni e memorie, tra cui quelle a ricordo del cardinale Neri Corsini, del poeta romano Filippo Chiappini, del commediografo e poeta Giovanni Giraud, nonché i monumenti funerari dello storico e penalista Filippo Maria Renazzi, del filologo Francesco Cecilia, dello studioso e viaggiatore Michelangelo Mondani. L'interno della chiesa, a navata unica catalizza l'attenzione verso l'altare maggiore in bronzo, disegnato da Nicola Salvi che poggia su un'urna di porfido entro la quale sono custoditi i corpi di S.Eustachio, della moglie e dei figli. L'altare è sormontato da un baldacchino con cervo, colomba, cherubini e palme, opera pregevolissima di Ferdinando Fuga. Aggiungiamo un particolare alla sua storia: la chiesa sino al Seicento costituiva un ideale annesso all'Università della Sapienza, che qui celebrava le funzioni propiziatorie per il buon svolgimento degli studi e proclamava i dottorati degli studenti. Sulla parete di destra vi è un dipinto del '600 raffigurante la Vergine col Bambino all'interno di una cornice marmorea composta di angioletti.

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