LA SEQUENZA DEL FIORE DI CARTA

LA SEQUENZA DEL FIORE DI CARTA  di Claudio Di Giampasquale

Estate 1969, Pier Paolo Pasolini e Ninetto Davoli chiacchierano a Piazza della Repubblica in una pausa, durante la lavorazione del cortometraggio “La sequenza del fiore di carta” girato in un solo giorno a via Nazionale. Il corto divenne il terzo passaggio del film “Amore e rabbia” composto da cinque episodi, tra cui: “L’indifferenza” diretto da Carlo Lizzani; “Agonia” diretto da Bernardo Bertolucci; “L’amore” diretto da Jean-Luc Godard e “Discutiamo, discutiamo” diretto da Marco Bellocchio.

L'episodio "La sequenza del fiore di carta" viene rappresentato con una lunga e discontinua passeggiata del protagonista lungo le strade romane; Riccetto, spensierato ed ingenuo, involontariamente (forse), vive ignorando i fatti cruenti della storia del suo tempo. Fatti che vengono prontamente esposti da Pasolini con delle sovraesposizioni in bianco e nero che mostrano colpi di stato, eccidi, la morte del “Che”, scontri politici e, in particolar modo, immagini della sempre attuale guerra in Vietnam, evento che ha lasciato una forte impronta nell’arte contemporanea (definizione generale che abbraccia tutte le discipline) sia italiana che straniera. Queste brutali e violente immagini in bianco e nero (la maggior parte sono senza sonoro), si sovrappongono ai dialoghi del protagonista con i personaggi che incontra lungo la strada, alla sua visibile spensieratezza, al suo vivere alla giornata. All’innocente Riccetto si rivolge la voce di Dio, alternativamente di sesso maschile e femminile, una voce off o voce fuori campo, in quanto proveniente da una fonte sonora omessa dall’immagine in modo temporaneo o costante.


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