BEATLES A ROMA

Il racconto di quando vennero i Beatles a Roma di Claudio Di Giampasquale

Nella metà degli anni sessanta l’organizzazione eventi di Leo Wächter riuscì a portare i Beatles anche a Roma, oltre che al Vigorelli di Milano e al Palasport di Genova. La band Britannica era portavoce di una rivoluzione tra le nuove generazioni, che in quegli anni stava coinvolgendo l’intero modo di pensare in tutto il pianeta.


A fine gennaio del 1965 dopo che l’ufficio stampa di Eraldo Di Vita divulgò la notizia dei concerti dei quattro fenomenali ragazzi di Liverpool, previsti nella successiva estate al cinema Adriano in piazza Cavour, esplose a Roma la frenetica corsa all’acquisto dei biglietti, ma in prevalenza una corsa solo di ragazze e ragazzi entusiasti: quel gruppo musicale rappresentava la vedetta di una barca che andava alla scoperta del nuovo mondo.


Le date fissate erano quelle di domenica 27 e lunedì 28 giugno per quattro esibizioni, pomeridiane e serali. Il costo dei tickets, in base al posizionamento nel teatro, partiva da 1.500 lire sino ad arrivare a 7.000 per le poltroncine nelle prime file della platea. A quei tempi in Italia la media stipendio mensile di un lavoratore era di circa ottocentomila lire; una Fiat seicento costava 640.000 lire.

 

Nella capitale fu scelta come location l’Adriano, oggi trasformato in cinema multisala; nel 1965 era di proprietà di Giovanni Amati. Con il suo ampio palcoscenico di fronte ai tremila posti distribuiti in galleria e platea, era la maggiore delle due arene ricavate dall’ex grande Teatro lirico Politeama edificato nel 1898 su progetto di Luigi Rolland. L'accesso alla seconda arena dell'edificio umbertino in Prati, denominata Ariston,  era situato nell'adiacente via Cicerone.

Era risaputo che il venticinquenne John Lennon, il ventiduenne Paul McCartney, il ventitreenne George Harrison e il venticinquenne Ringo Starr erano capaci di suscitare entusiasmi e addirittura isterismi giovanili collettivi.

Tuttavia, malgrado la palpabile impressione che fossero davvero “favolosi” e destinati a lasciare il segno per l’indubbio talento e per il modo estroverso e disinvolto di trattare col pubblico, la Roma del 1965 non era ancora pronta, forse, ad accoglierli come in altre città del mondo; a comprenderne sino in fondo la carica rivoluzionaria.


In quella prima fase della carriera corrispondente al concerto dell’Adriano, i Beatles non avevano ancora raggiunto il picco della loro produzione artistica. Al percorso evolutivo musicale, tra i tanti brani che hanno fatto la storia della musica, mancavano ancora mitici pezzi come, per citarne solo un paio dei tanti: “Help” e “Yesterday” già in embrione in quella calda estate romana e che uscirono appena due mesi dopo.


La stampa romana dell’epoca, oltre alla borghesia benpensante e non solo, non guardava di buon occhio quei quattro inglesi “giovani ricchi e capelloni”.

Così come la stessa opinione pubblica non guardava bene quel pubblico fatto di giovani spensierati, immorali e ribelli che stavano precipitandosi all’acquisto dei biglietti.


Nella metà degli anni sessanta la grande massa dell’opinione pubblica italiana era ancora provinciale nei gusti e la massa degli adulti, vincolata ad altri generi di espressione musicale non aveva gli strumenti per comprendere quanto vigore la rivoluzione dei Beatles e di altri nuovi gruppi musicali stesse portando nella cultura giovanile.

 

Così i concerti dei quattro artisti di Liverpool previsti nel tour italiano conquistarono spazio sui rotocalchi nostrani più come fenomeno di costume che come fenomeno di pop-art visionaria. Anche le scene di «beatlemania» poi effettivamente avvenute in occasione degli eventi, furono considerate più un esercizio di emulazione di ciò che accadeva al di là dei nostri confini, che altro. 

Alle sette di mattina del 27 giugno 1965, a bordo di un aereo Alitalia proveniente da Genova, Lennon, McCartney, Starr e Harrison atterrarono all’aeroporto di Fiumicino. Quasi in segreto, con discrezione, per non suscitare isterie collettive furono accompagnati da fidati incaricati in un prestigioso hotel della Roma bene in via Gerolamo Frescobaldi nel quartiere Pinciano.

Tuttavia la notizia corse veloce di bocca in bocca e presto, dopo neanche un paio d’ore, quell’hotel, il Parco dei Principi, venne preso d’assedio da centinaia di giovani fans romani saldamente trattenuti dalle forze dell’ordine.

Al “fab four management" e accompagnatori venne assegnato quasi un’intero piano, dopo colazione e un breve riposo, firmarono autografi ai fortunati presenti nell'hotel sin quando arrivò in via Frescobaldi il giornalista Gianni Minà incaricato all’organizzazione della conferenza stampa nella vicina via Veneto. Iniziò così la terza tappa del loro primo e unico tour italiano.


Minà fece salire sulla sua Fiat 600 George e Ringo, mentre Paul e John salirono sulla macchina di lusso di un loro amico romano. Tra le quattro fortunate ragazze presenti sia nell'utilitaria che nella fuoriserie c’erano la ventiseienne attrice romana Rossella Como eletta presentatrice ufficiale dei quattro concerti all’Adriano e la modella diciannovenne Marina Marfoglia. Arrivati in via Veneto, tra gli altri, vennero accolti dal giovane cantautore Franco Califano.

Durante la conferenza stampa giornalisti e presenti rimasero molto colpiti dalla disponibilità e dall’atteggiamento easy dei quattro: un mix irresistibile di trasgressione e buone maniere. Per la cronaca, solo dopo centoventuno giorni i Beatles ricevettero a Londra il titolo onorifico di “Baronetti” da parte della regina Elisabetta II d’Inghilterra.

 

Le quattro esibizioni romane furono caratterizzate in negativo dal gran caldo, da un’amplificazione del teatro che risultò non particolarmente adatta per il loro genere musicale e che il concerto pomeridiano di lunedì 28 non registrò il tutto esaurito.

In positivo invece fu caratterizzato, comunque, dal fatto che quello dei concerti di Roma risultò un ennesimo grande successo per la band: non solo a detta della critica italiana specializzata, ma soprattutto per l'evidente apprezzamento dei tanti giovani ammiratori intervenuti. Il pubblico di quei teenagers romani fu partecipe come mai prima s’era visto: ragazze e ragazzi accaldati e frenetici gridarono e sfogarono approvazione allora insolita in Italia per un concerto.

Presenziarono tra gli spettatori molti snob, qualche diva e divo del cinema, parecchi osservatori di costume. Si notarono nomi illustri tra cui Catherine Spaak che venne acclamata dalla platea prima dell’inizio dello spettacolo e Anna Magnani col figlio Luca. Tra i futuri personaggi, ancora ignaro del proprio destino, l’allora quindicenne Carlo Verdone.

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