I PRANZI DENTRO LA PANCIA DEL CAVALLO

I PRANZI DENTRO LA PANCIA DEL CAVALLO di Claudio Di Giampasquale

Nel 1878, a pochi anni dall’unità d’Italia, il Parlamento Italiano decise di dedicare un monumento a Vittorio Emanuele II, il primo re d'Italia da poco scomparso. Fu deciso di innalzare un maestoso monumento che lo commemorasse in piazza Venezia, sul versante settentrionale del colle del Campidoglio, e che con il "Re galantuomo" celebrasse l'intera stagione risorgimentale che portò all'Unità, ed essere uno spazio aperto ai cittadini. Dopo aver bandito due concorsi internazionali, nel 1880 e nel 1882, fu scelto il progetto di Giuseppe Sacconi, un ventottenne architetto di Montalto delle Marche, ispirato ai grandi santuari dell’età neoclassica ed eclettica, doveva essere il più importante monumento della terza Roma: la Roma capitale d'Italia. Il Sacconi dedicò da quel momento tutte le sue energie a dirigere il cantiere. Il complesso monumentale venne inaugurato il 4 giugno 1911. Dieci anni dopo, il 4 novembre del 1921 sotto la statua della Dea Roma vi fu tumulata la "Tomba del Milite Ignoto" per commemorare i caduti della Prima guerra mondiale, ed ancora oggi con il suo picchetto d’onore che commemora anche la successiva Seconda Guerra Mondiale, richiama valori, pensieri e un contegno improntati al rispetto per la nostra Nazione. Definito anche Altare della Patria, scandisce la vita del Paese, attraverso la deposizione di una corona d’alloro ogni anniversario della Liberazione.


Il CAVALLO DEL RE GENTILUOMO


Il quartiere San Lorenzo comincia da Porta Tiburtina varcando le Mura Aureliane: splendida cornice di questo storico sobborgo è via dei Sabelli, una sua strada compresa tra via di Porta Labicana e via del Verano, la cui origine è strettamente legata alle origini di questo quartiere in cui si stabilirono ceti popolari negli anni immediatamente successivi all'annessione di Roma al Regno d'Italia. San Lorenzo vide dal punto di vista toponomastico la sua pianificazione nel 1887, in quell'anno si decise di dare alle strade di San Lorenzo i nomi delle antiche popolazioni dell'Italia pre-Romana.

Ai tempi della costruzione dell'area monumentale del Vittoriano, al civico 104 di via dei Sabelli aveva sede la mitica fonderia di Ignazio Pellegrini, poi divenuta Fonderia Bastianelli, un'azienda che richiama alla memoria un glorioso passato produttivo la cui testimonianza è ancora scritta nei tombini e nei lampioni della città. E' qui che venne realizzata nella prima decade del novecento la statua equestre di Vittorio Emanuele II, tuttora perfettamente in forma. Fu ideata dall'artista scultore friulano Enrico Chiaradia. Vinse il concorso per il monumento da situare al centro del Vittoriano e lavorò all’opera parallelamente al Sacconi, purtroppo senza poterla vederla ultimata: morirà infatti nel 1901 a soli cinquant'anni. Dopo la sua scomparsa, il completamento dell'imponente cavallo fu affidato allo scultore fiorentino Emilio Gallori che limitò il suo intervento alla sola revisione dei modelli in cera preparati dallo stesso Chiaradia.

La fonderia Bastianelli, negli anni successivi venne riconvertita alla produzione bellica e resistette per ulteriori decenni anche dopo il conflitto. Fino al 2012 fu in parte abitata ed in parte affittata ad attività teatrali. È stata demolita nel 2014. Gli abitanti di San Lorenzo ancora oggi si battono affinché gli spazi vengano destinati ad un uso  coerente con l'intero quartiere. 

A pochi mesi dall’inaugurazione del grande complesso monumentale, esattamente la domenica del 5 febbraio 1911, quando la statua equestre di Vittorio Emanuele II appena completata, svettava nella sua imponenza ancora all' interno del capannone principale della fonderia di via dei Sabelli, pronta per essere trasportata a piazza Venezia, si tenne un pranzo con un grande brindisi che, secondo alcune fonti, voleva essere segno di fiducia e ottimismo per l'Unità d'Italia. Si decise di organizzare una tavolata emblematica nel grembo del maestoso monumento equestre delle dimensioni di quasi tredici metri d'altezza e lungo più di dieci, basti considerare che solamente lo zoccolo del destriero di bronzo misura un metro e mezzo, mentre la sagoma del primo Re d'Italia è oltre quindici volte più grande di un normale essere umano. Il tutto per un peso complessivo che si aggira a cinquanta tonnellate. Al singolare evento parteciparono nove personalità di rilievo sia capitoline che nazionali, tra cui il sindaco Torlonia e il proprietario delle Fonderie. Vi fu anche un secondo incontro conviviale che coinvolse una ventina di membri delle maestranze della fonderia. Questi episodi oltre che celebrare il forte senso di nazionalismo che aleggiava allora in Italia, concorsero a magnificare la grandezza dell'opera progettata dallo scultore Enrico Chiaradia, ancora oggi un emblema della riunificazione Italica e della nascita della nazione Italia.

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